Come altri popoli africani anche i Masai basano la loro organizzazione sociale sul villaggio e sui riti di passaggio che determinano le fasi della vita di un Masai; gli appartenenti ad una determinata fase hanno un ruolo e dei compiti ben precisi all’interno della società.
 
In passato la transizione da una fase alla successiva era scandita dal superamento di riti di passaggio, spesso rappresentati da prove di coraggio o di resistenza fisica; oggigiorno solo alcuni di essi vengono ancora praticati.
 
Il Laibon ricopre un ruolo fondamentale e centrale nella società Masai: egli è colui che gestisce le relazioni tra il popolo Masai e la divinità e i rapporti tra gli individui di un villaggio. 
 
La struttura sociale dei Masai è piuttosto articolata, la popolazione è suddivisa per ruoli e fasce di età; la società è di stampo maschilista, la donna infatti ricopre un ruolo marginale, mentre sono gli uomini ad avere un ruolo più attivo.
 
La vita di un Masai maschio è suddivisa in tre fasi, il ciclo è composto di tre stati: l’”infanzia”, il "guerriero” e “anziano”; alla fine di ogni fase, per poter passare alla fase successiva, in passato, secondo la loro tradizione, dovevano affrontare prove e riti di passaggio; oggi solo alcuni di questi riti vengono ancora praticati.
 
Ogni volta che un Masai affronta un rito di passaggio gli viene rasata completamente la testa, si pensa che questo gesto venga compiuto proprio perchè il rito di passaggio rappresenta un nuovo inizio, un nuovo capitolo, nella vita di un individuo.
 
Nella fase dell’infanzia i piccoli Masai non hanno alcun obbligo sociale anche se fin da tenerissima età vengono inviati a sorvegliare agnelli e vitelli nella savana.
 
Durante la "festa della pubertà” i giovani Masai vengono sottoposti a un rito di iniziazione per poter accedere alla fase successiva, quella dei guerrieri con il passaggio a questa fase possono essere considerati adulti e pronti per il matrimonio.

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Il rito consiste nella circoncisione, che in maa si chiama emorata, viene eseguito dagli anziani che utilizzano di un coltello affilato senza l’ausilio dell’anestesia; il giovane Masai deve sopportare il dolore dell’operazione in silenzio, eventuali gridi di dolore non sono tollerati e rappresentano un disonore per il giovane.
 
Nei successivi sei mesi successivi all’intervento il giovane dovrà vestirsi di nero e disegnarsi sul viso dei simboli usando terra bianca, nel frattempo gli ricresceranno i capelli, il processo di guarigione dall’operazione avviene in 3 o 4 mesi, durante i quali la minzione è dolorosa e quasi impossibile
 
Dopo la circoncisione, il giovane viene considerato un Moran, cioè un giovane guerriero; i guerrieri sono gli unici membri della comunità Masai ad avere i capelli lunghi che solitamente vengono divisi in sottili trecce.
 
Anticamente, durante questa fase di passaggio, I Masai praticavano un altro rito: ogni giovane, prima di essere circonciso, doveva uccidere un leone come prova di coraggio; fortunatamente questa pratica di caccia oggi è stata vietata.
 
Ogni volta che una nuova generazione di giovani raggiunge la fase di Moran, i precedenti guerrieri passano alla fase successiva e diventano “anziani”, entrando a far parte della classe che prende le decisioni per il villaggio.
 
Un posto di rilievo nella società Masai è occupato dal Laibon, colui che cura i rapporti tra il dio e i Masai.
 
Il Laibon è quindi un sacerdote, ma è anche un indovino e il saggio consigliere della tribù; egli predice il futuro consultando le rune: osserva la disposizione che assumono alcune pietre fatte cadere a terra dopo essere state agitate dentro un corno di bufalo.
 
Ma il Laibon amministra anche la giustizia e cerca di trovare un accordo tra le famiglie in lite, proponendo alla parte lesa di accettare un certo risarcimento per il torto subito; ovviamente il risarcimento è sempre in capi di bestiame.
 
Il ruolo delle donne è incentrato sulla cura dei bambini, nella manutenzione delle capanne e nel recuperare il legname e l’acqua necessari per la vita del villaggio.
 
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