Ouidah è una tranquilla cittadina sulla costa del Benin, ricca di storia e fascino e pervasa dalla forte presenza del vodu, o vudu, che qui viene praticato dal 90% della popolazione, ed è qui che ogni anno si tiene il Festival del Vodu.

La gente di Ouidah è ospitale, gentile e ama parlare della propria città, delle usanze, dei riti e della loro storia.

Ouidah è la meta imperdibile per chi desidera entrare in contatto con le pratiche vodu, il Benin è infatti l’unico stato al mondo che ha riconosciuto il vodu come religione ufficiale.

Un luogo molto sacro per gli adepti di questa religione è il Tempio dei Pitoni; questo tempio è circondato da mura dipinte ed è composto da un cortile, dove si trova un albero sacro che viene custodito e protetto da un altare vodu e alcuni piccoli tempietti contenenti feticci, e dall’edificio principale che custodisce tantissimi pitoni.

I Pitoni Reali sono considerati sacri e rappresentano il dio Dangbe, uno degli spiriti più potenti del vodu, che porta vita e fertilità; questi serpenti sono presenti all’interno dell’edificio del tempio, all’interno delle mura, ma la notte, quando le porte del tempio vengono lasciate aperte, li si può trovare che vagano per la città alla ricerca di cibo; coloro che li trovano li riportano al tempio la mattina seguente.

Proprio di fronte al Tempio dei Pitoni si trova la Cattedrale cattolica, la Basilica dell’Immacolata Concezione di Ouidah, che crea un forte contrasto con il resto degli edifici; questa chiesta è molto frequentata dagli abitanti della città e le due religioni, vodu e cattolicismo, spesso si mixano e chi si professa cristiano rende omaggio e partecipa a riti vodu e viceversa.

Il vodu, a differenza di quello che si pensa, soprattutto per colpa dei film hollywoodiani, non è una pratica malevola di magia nera, anzi la religione vodu cerca di ripristinare l'armonia tra l'uomo e l'universo attraverso offerte a base di erbe, animali e rituali spirituali.

La città permette a chi la visita anche di conoscere meglio la struggente storia della schiavitù e della tratta degli schiavi grazie a numerose testimonianze e monumenti che segnarono il passato della città.

Un luogo interessante è il forte portoghese di Sao Joao Baptista, sede del museo di storia; recentemente ristrutturato offre numerose informazioni sul commercio degli schiavi e su come gli schiavi abbiano portato il vodu e le tradizioni africane in Brasile e di come si siano conservate quasi immutate fino ai giorni d’oggi.

Percorrere la “strada degli schiavi” è un’esperienza che fa riflettere sulle atrocità perpetrate in passato, è una strada lunga 4 chilometri con vari punti di interesse; durante i secoli della tratta degli schiavi questa strada veniva percorsa dagli schiavi prima di essere imbarcati sulle navi, il punto finale di questo calvario è sulla spiaggia dove è stato eretto un monumento dal nome eloquente, la Porta del Non Ritorno.

Una statua ben rappresenta il passato di questa città, sono rappresentate due maschere: quella posizionata sopra e con due scarificazioni verticali rappresenta gli Abomey, si trova nella parte superiore poiché costoro erano al comando; sotto si trova invece una maschera con tre segni orizzontali che rappresenta i nigeriani che venivano sottomessi, infine si trova la bilancia della giustizia che presenta due facce a significare che esistevano due pesi e due misure.

Ouidah è anche la destinazione preferita, sia dai locali sia dai turisti stranieri, per poter godere delle fantastiche spiagge dorate e per rilassarsi con un bagno nell’Oceano Atlantico.