I Dorze sono un popolo che vive sulle Gamo Highlands dell’Etiopia meridionale, sono famosi per la forma delle loro capanne, che ricordano la struttura di un alveare e il muso di un elefante.

Il tipico compound di una famiglia Dorze è costituito da 3 capanne, una capanna principale al centro e due capanne più piccole ai lati, le capanne dei Dorze vengono costruite utilizzando solamente materiali naturali il legno, il bambù e le foglie di enset; intorno alle capanne c’è un giardino dove vengono coltivati il caffè, il cotone, inoltre sono presenti numerose piante di falsa banana, l’enset.

La capanna principale ha delle dimensioni notevoli, in media l’altezza di queste capanne va dai 9 ai 12 metri, la struttura portante è di legno di bambù sulla quale vengono posizionati i pannelli di bambù intrecciato e foglie di enset, anch’esse intrecciate finemente, queste rendono la capanna resistente all’acqua.

La forma della capanna dei Dorze ricorda il muso di un elefante, questi animali vivevano in queste terre secoli fa, prima di spostarsi in Kenya; la capanna presenta due fori nella parte superiore per la ventilazione che sembrano due occhi, e un ingresso che sporge dal resto della struttura che sembra il naso del pachiderma.

Queste capanne possono subire l’aggressione da parte delle termiti o delle formiche che si cibano di questi materiali danneggiando la parte inferiore della capanna; quando succede la casa si abbassa progressivamente.

Per rispondere all’attacco di formiche e termini i Dorze agiscono in due modi: modificano l’ingresso della casa che, si abbassa progressivamente insieme alla casa, oppure spostano la capanna in un altro luogo al sicuro dalle termiti e dalle formiche; queste capanne sono delle vere e proprie case mobili.

La struttura della capanna è sollevabile e trasportabile ma non è un’operazione semplice, sono necessari venti uomini all’interno della capanna e altri 40 all’esterno che, con l’ausilio di pali di legno, che vengono posti sotto la casa, sollevano l’intera struttura e la spostano in un altro luogo.

Ogni qualvolta la casa viene attaccata e spostata perde centimetri in altezza, le parti danneggiate vengono infatti tagliate, il rischio è che l’apertura della porta diventi negli anni sempre più bassa, a questo i Dorze hanno trovato una soluzione ingegnosa: la sporgenza sul fronte della capanna, dove si trova l’ingresso, è costruito in modo che si possa tagliare per riportare l’ingresso alle dimensioni originali.

Nonostante l’altezza notevole di una capanna Dorze, all’interno non sono presenti pali centrali di sostegno, la struttura di bambù infatti è abbastanza resistente da sorreggere l’intera struttura.

All’interno la capanna ricorda la struttura di un vaso capovolto ed è divisa in sezioni, separate da pannelli anch’essi in bambù; vi si trova una zona notte, con dei letti per ospitare la famiglia, una zona centrale con il fuoco, dove riunirsi la sera per cenare e parlare, una zona dedicata a riporre gli attrezzi agricoli e le provviste di cibo e dove si produce la birra e grappa locale ed infine una zona dove si tengono gli animali.

A 2.600 metri di altezza le notti possono essere particolarmente fredde e gli animali all’interno della capanna sono un modo utile per riscaldare l’aria; una piccola finestrella permette di gettare lo sterco all’esterno della casa.

Le capanne laterali più piccole, sempre costruite in bambù, sono adibite a cucina e a “suite per il viaggio di nozze”; infatti una nuova coppia che si sposa necessita di almeno tre mesi di lavoro per costruire la capanna principale del suo nuovo compound, durante quel tempo vivono in una capanna più piccola che in seguito verrà utilizzata per ospitare parenti o amici in visita.

Nonostante la struttura possa sembrare a prima vista fragile, queste capanne possono resistere oltre 50 anni, ogni 15 o 20 anni è però necessario sostituire la struttura esterna che si impregna di fumo ed è più soggetta agli agenti atmosferici.

Il giardino attorno alle capanne è il luogo dove i Dorze coltivano il caffè, il cotone e soprattutto la falsa banana, chiamata enset.

A prima vista l’enset sembra un banano comune ma è differente poiché non produce frutti, da qui il nome di falsa banana; questa pianta è molto utilizzata dalle popolazioni etiopiche che ricavano da essa i materiali da costruzione e una farina con la quale cucinano delle specie di focacce.

Le foglie della falsa banana vengono utilizzate per realizzare i tetti delle capanne, inoltre vengono utilizzate per avvolgere gli alimenti da cuocere sul fuoco, le guaine e le radici delle piante vengono invece sottoposti ad una lavorazione più laboriosa.

Le grandi guaine delle foglie vengono tagliate, viene rimossa la polpa, raschiando con un apposito strumento; la polpa ottenuta viene avvolta in una foglia e posta sottoterra a fermentare per un lungo periodo, solitamente 2 mesi, dopo questo periodo la polpa viene utilizzata come una farina con la quale vengono realizzate delle focacce o piadine da mangiare con il miele e una pasta al peperoncino.

I filamenti che si trovano nelle guaine, e che rimangono dopo aver asportato la polpa, non vengono scartati ma vengono fatti essiccare; da questi si ricavano delle corde molto resistenti.

L’enset è un alimento prezioso in periodi di carestia, può essere conservato sotto terra fino a 10 anni.

Nel giardino si svolgono anche le attività famigliari, le donne filano il cotone e cucinano l’enset mentre gli uomini tessono il cotone realizzando tessuti colorati di ottima qualità.