Anche se Soweto fa parte, dal punto di vista amministrativo, di Johannesburg, le sue origini e il ruolo che ha giocato nella storia del Sudafrica, le conferiscono un’identità unica e distinta.

Soweto è l’acronimo “South Western Townships” ossia “le baraccopoli sud occidentali”.

Soweto deve la sua nascita alle miniere d’oro che si trovavano a Johannesburg, la richiesta di manodopera era elevata e molti lavoratori neri confluirono in questa zona; mentre, deve la sua enorme espansione , in una prima fase, allo sviluppo industriale e, successivamente, nel 1948, quando vennero istituite le leggi dell’apartheid, all’allontanamento dei neri dai quartieri residenziali e alla segregazione razziale.

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Impossibile oggi vedere i confini di Soweto, è un’enorme città nella città di Johannesburg e, a suo interno, è molto variegata, esistono diversi sobborghi molto differenti tra loro.

La nostra guida ci racconta che esistono quattro classi sociali, la classe alta, la classe media, la classe bassa e una classe che vive appena al di sopra della soglia di sussistenza; girando per le vie e per le zone di Soweto le differenze sono ben visibili.

Come prima cosa ci fermiamo dove vive la classe sociale più bassa; un ragazzo che vive qui si offre di farci da guida all’interno della baraccopoli e ci racconta come si vive in questo luogo; inutile dire che è molto toccante e scioccante, anche se le persone ci provano ad andare avanti, qui il tasso di disoccupazione è molto elevato e le condizioni di igiene molto precarie.

Le case sono costruite in lamiera e mancano di acqua corrente e di servizi igienici, ci racconta che sono tutti in lista di attesa per ricevere una casa statale, come testimonia il numero disegnato sulla porta di ogni casa, ma lo stato è in ritardo con le promesse fatte a queste persone e loro sono arrabbiati; spesso scendono in strada per manifestare, ma non sembra che questo sortisca qualche effetto.

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Da qui ci dirigiamo nella zona dove vive la classe media, qui si trova la casa dove viveva Nelson Mandela, che ora è stata trasformata in un museo, e la casa dell’arcivescovo Tutu, che invece è una abitazione privata.

Soweto, e i suoi abitanti, hanno avuto un ruolo fondamentale nella lotta all’apartheid, e girando per queste vie si percepisce ancora quel fermento e quella voglia di rivalsa che per decenni li ha guidati.

Un evento, avvenuto proprio a Soweto, ha contribuito a far scoprire al mondo gli orrori dell’apartheid: una manifestazione pacifica studentesca nel 1976, nel quartiere di Orlando West, venne repressa con le armi da parte della polizia; alcune immagini di quei giorni fecero il giro del mondo, che conobbe la follia e la violenza della segregazione raziale.

Abbiamo visitato l’Hector Pieterson Museum and Memorial che mostra le foto di quelle giornate e racconta gli orrori che vennero perpetrati; il museo si trova proprio ad Orlando West.

Da qui in lontananza si vedono le due torri dipinte, divenute simbolo di Soweto, queste erano le torri di raffreddamento della centrale elettrica di Orlando; ora invece sono state trasformate in una gigantesca opera d’arte, sono state infatti interamente ricoperte da murales.

Andiamo a vederle più da vicino e scattiamo qualche fotografia, ci piacciono davvero molto.

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Il nostro giro a Soweto si è concluso e facciamo ritorno verso il nostro hotel.

Volendo, per conoscerla a fondo, bisognerebbe trascorrerci molto più tempo e chiacchierare in modo più approfondito con i suoi abitanti; ma già così siamo soddisfatti di questa esperienza che ci sentiamo di consigliare a chi decide di trascorrere un po’ di tempo in città, però è raccomandabile farsi accompagnare da una guida locale.

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