Il territorio dell’odierno Zimbabwe era abitato già in tempi remoti e, nel corso dei secoli, sono giunti qui anche i vari gruppi etnici che lo popolano tutt’oggi: i Karanga, i Rozwi e gli Ndebele.
 
I Karanga, gruppo appartenente all’etnia Shona, si stabilirono nella parte orientale del paese e fondarono, nel XV secolo, l’Impero di Mutapa, conosciuto anche con i nomi di Monomotapa in portoghese, o Mwene we Mutapa o Munhumutapa in lingua Shona.
 
Il sito archeologico di Great Zimbabwe era la capitale di questo regno e l’odierno nome del paese deriva proprio da questo luogo; sembra infatti che il nome “Zimbabwe” derivi da “dzimba-dza-mbwe” che in lingua Karanga significa “grandi case di pietra”.
 
Successivamente i Karanga spostarono la capitale a Khami e fondarono il Regno di Butua o Butwa, ma ben presto i Rozwi, un altro gruppo appartenente all’etnia Shona, prese il controllo degli altipiani dell’odierno Zimbabwe e di buona parte dell’Africa meridionale.
 
L’impero dei Rozwi, o Mambo, venne sconfitto a sua volta dagli Zulu guidati dal condottiero Shaka; questo evento favorì gli Ndebele che si stanziarono nella regione occidentale del paese.
 
I primi europei che provarono ad avventurarsi in queste terre furono i portoghesi che furono più volte sconfitti dai Rowzi, ma fu un imprenditore britannico che riuscì a prendere il controllo, prima commerciale e successivamente politico, sull’odierno Zimbabwe e sulle sue ricchezze minerarie; Cecil Rhodes riuscì ad ottenere, in cambio di un po’ di armi e un battello, il pieno controllo di tutte le risorse minerarie.
 
Nel 1895 venne istituita la Rhodesia che comprendeva, oltre all’attuale Zimbabwe, anche l’odierno Zambia e Cecil Rhodes ne divenne l’amministratore.
 
La British South Africa Company, l’azienda di Rhodes, governò queste terre fino a dopo la sua morte e successivamente, a seguito di un referendum, il loro controllo passò direttamente alla Corona Britannica.
 
Dopo la seconda guerra mondiale venne creata la Federazione della Rhodesia e del Nyassaland che comprendeva, oltre alla Rhodesia del Nord e la Rhodesia del Sud, anche il Nyassaland, l’odierno Malawi; in questo periodo molti bianchi, in prevalenza britannici, si stabilirono in queste terre.
 
Questa federazione venne presto sciolta poiché non era ben vista dai movimenti sia neri sia bianchi.
 
Nel 1965 Ian Douglas Smith, primo ministro della Rhodesia del Sud, proclamò l’indipendenza dalla Corona britannica e lo stato prese il nome di Repubblica di Rhodesia; ma la comunità internazionale non riconobbe mai la sovranità di questo nuovo stato e l’ONU applicò diverse sanzioni economiche, nonostante tutto la Rhodesia divenne una repubblica florida tanto da aggiudicarsi l’appellativo di “Svizzera d’Africa”.
Internamente Smith delineò una politica sociale ed economica molto simile all’apartheid sudafricana: i neri vennero estromessi dalla guida del paese e da ogni carica importante, avrebbero potuto integrarsi gradualmente nella struttura socio-economica della Rhodesia senza poterla però stravolgere.
 
Gli Ndebele, più moderati, vennero identificati da Ian Smith come possibili alleati, mentre gli Shona, molto più ostili, vennero considerati come nemici.
 
Si assistette a una serie di disordini che non furono placati nemmeno con la redazione di una nuova costituzione; le rivolte vennero guidate dai due principali partiti etnici: lo ZAPU di matrice Ndebele e lo ZANU di matrice Shona, quest’ultimo, molto più violento, era guidato da Robert Mugabe e supportato dall’URSS.
 
Negli anni seguenti gli scontri si intensificarono, i due partiti vennero supportati anche dagli stati confinanti che avevano già conquistato l’indipendenza dagli europei.
 
Alla fine degli anni ’70, in seguito alle pressioni della comunità internazionale, Ian Smith venne costretto ad un negoziato e siglò un accordo con i leader moderati per il trasferimento del potere ai neri, la Repubblica di Rhodesia cambiò nome e divenne lo Zimbabwe Rhodesia.
 
Nel 1980, anno in cui venne riconosciuta l’indipendenza del paese dalla comunità internaznionale, si tennero le prime votazioni a suffragio universale, lo ZANU vinse e Robert Mugabe divenne il capo del governo, mentre Canaan Banana il capo di stato; nello stesso anno lo Zimbabwe assunse il nome attuale.
 
Negli anni e decenni seguenti Robert Mugabe accentrò sempre di più il potere nelle sue mani e del suo clan, estromettendo gli Ndebele dalla scena politica; si scagliò anche contro i bianchi espropriandoli dalle loro terre e costringendo buona parte di questi alla fuga dal paese.