La Costa d’Avorio è un crogiuolo di gruppi etnici che, nei secoli, hanno mantenuto inalterate le loro tradizioni, le loro credenze così come le loro celebrazioni e rituali.

Tra questi gruppi etnic,i che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e conoscere, ci sono gli Wè, che fanno parte del più ampio gruppo etnolinguistico dei Krou o Kru, questo gruppo si trova in Liberia e nelle zone occidentali della Costa d’Avorio.

In Liberia il termine più usato, per identificare gli appartenenti a questo gruppo, è appunto Krou o Krahn, mentre in Costa d’Avorio le persone si autodefiniscono Wè, suddivisi a loro volta in Guéré e Wobé.

Prima dell’arrivo dei coloni europei le definizioni Guéré e Wobé non esistevano, la popolazione Wé, che abitava le foreste, che si trovano al confine tra l’attuale Liberia e la Costa d’Avorio, si autodefiniva semplicemente Wé.

L’amministrazione coloniale francese, storpiando e male interpretando la traduzione fornita dagli interpreti locali, divise la popolazione in due sottogruppi: i Guéré e gli Wobé.

I Guéré e gli Wobe quindi appartengono allo stesso gruppo etnico, il gruppo etnico Wè, i Guéré erano il gruppo che si trovava nella zona più meridionale mentre i Wobé nella parte più settentrionale.

Il popolo Krou si stabilì nella zone di foresta tra Liberia e Costa d’Avorio dopo essere migrati verso sud dall’attuale Guinea; furono costretti a spostarsi, per sottrarsi alle sempre più numerose incursioni da parte del popolo Mandingo, che cercava di procurarsi sempre nuovi schiavi, per alimentare il florido mercato schiavista.

Questa zona di foresta è attraversata dal fiume Cavallye, questa barriera naturale,causò la formazione di sotto gruppi differenti ,in base a dove si stabilirono, alcuni ad ovest mentre altri ad est del fiume.

Gli Wè sono caratterizzati da una intensa vita religiosa e dal misticismo, credono infatti negli spiriti e negli antenati a cui attribuiscono poteri soprannaturali, inoltre credono che detengano il destino degli uomini.

Gli spiriti, rappresentati dalle maschere, sono ritenuti molto importanti e occupano i primi posti del pantheon sacro.

Di tutte le istituzioni tradizionali sacre, la tradizione delle maschere è quella che è resistita nel tempo, senza subire troppi cambiamenti.

L'istituzione delle maschere è oggi la più diffusa e la più popolare tra gli appartenenti all’etnia Wè, tanto che si può arrivare a definire la civiltà Wè come la civiltà delle maschere. 

Per gli Wè la maschera non è solo quella che si mette sul viso, ma è l’abbigliamento completo: è composta da un copricapo, un volto scolpito nel legno, una gonna in fibra vegetale e da un tessuto per coprire la parte superiore del corpo; la maschera viene indossata da un iniziato che viene scelto appositamente.

Il culto delle maschere ha ripercussioni nella vita quotidiana delle persone, la maschera partecipa alla vita sociale dei villaggi, è presente durante le feste, ai sacrifici e ha un ruolo importante nel redimere le dispute tra gli abitanti del villaggio.

La maschera rappresenta uno spirito immortale che è stato creato da Dio ed è stato dato agli uomini per organizzare, proteggere e divertire se stessi; inotre la maschera ha un potere di mediazione tra le forze della natura e gli uomini.

La maschera è soprattutto una forza sacra che rende possibile la comunione tra Dio e gli uomini, tra antenati e i vivi, è uno spirito protettivo che si oppone alle forze dirompenti e dannose che vengono manipolate dagli stregoni.

Gli Wè non si rivolgono quasi mai direttamente alla divinità, ma si rivolgono alla maschera, che è il suo intermediario principale.

Per questo motivo la maschera è il fulcro centrale attorno alla quale la società dei villaggi è organizzata e strutturata; la maschera è il garante dei valori sociali e la sua funzione primaria è far rispettare le regole e le leggi della comunità. 

La maschera presiede le feste rituali del raccolto, per ringraziare gli antenati e le divinità per il loro aiuto e la loro protezione.

Gli Wè credono che la maschera viva nella foresta, in un luogo sacro dove solo gli iniziati possono recarsi per compiere i sacrifici rituali.

Quando il villaggio ha bisogno del suo intervento, i musicisti suonano una musica per chiamarla; così la maschera esce dall’oscurità della foresta e, scortata dagli uomini e dai musicisti, raggiunge il villaggio; una volta al villaggio si ritira nella casa sacra dove aspetta l’inizio della cerimonia.

Le donne del villaggio non possono toccare la maschera e devono tenersi a distanza; per l’occasione si vestono di bianco o tingono alcune zone del loro corpo con il gesso bianco e cantano canzoni che elogiano il ruolo della maschera.

La maschera, dopo essersi riposata nella casa sacra e dopo aver bevuto il vino di palma, esce e si reca al centro del villaggio, in questo preciso momento iniziano le celebrazioni, i partecipanti bevono il vino di palma mentre i percussionisti tengono il ritmo della cerimonia.

Esistono diverse maschere in base alla necessità che si manifesta al villaggio, ci sono quindi le maschere sacre, queste sono le più importanti perché difendono il villaggio dagli spiriti maligni, ci sono le maschere guerriere, che esaltano il coraggio degli antenati guerrieri, e infine le maschere gioiose, che partecipano a tutti i momenti di festa del villaggio cantando e ballando.

Le maschere hanno anche un ruolo legale, che deriva loro dalla loro funzione religiosa: la maschera è l'intermediario tra Dio e gli uomini, così come tra gli antenati e i vivi, quindi, se qualcuno ritiene di essere vittima di un'ingiustizia e la giustizia degli uomini non è riuscita a ripristinare i suoi diritti, si rivolge alla maschera.

Quando la maschera emette il suo verdetto, tutte le parti devono inchinarsi al suo volere, se non dovessero farlo rischiano di essere colpiti dalla maledizione della maschera poiché, colui che rifiuta il verdetto della maschera, fa un oltraggio agli antenati e a Dio, di cui la maschera è il messaggero, in questo modo attirerebbe su di sé le ire degli spiriti.

Alla fine delle cerimonie la maschera ritorna nella foresta, dove rimane celata alla vista degli uomini.

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Ivory Coast: Senufo Village - Photo Credits: Romina Facchi

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Ivory Coast: Dan Mask - Photo Credits: Romina Facchi

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Baulè People: Goly Dance - Photo Credits: Romina Facchi

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Grand Mosque of Kong - Photo Credits: Romina Facchi

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Ferkè Market - Photo Credits: Romina Facchi

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Senoufo dance - Photo Credits: Romina Facchi

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Senufo people - Photo Credits: Romina Facchi

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Fulani people - Photo Credits: Romina Facchi

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Dozo warrior - Photo Credits: Romina Facchi

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Yacuba Mask - Photo Credits: Romina Facchi

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Cocoa fruit - Photo Credits: Romina Facchi

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Yamousoukro - Photo Credits: Romina Facchi