La nostra spedizione attraverso i deserti dell’africa australe prevede due tappe “verdi”, la prima è stata la Riserva di Moremi, nel Delta dell’Okavango in Botswana, e la seconda il Parco Nazionale di Mahango in Namibia.

Il Parco Nazionale di Mahango è confluito, insieme alla Caprivi Game Park, nel Parco Nazionale di Bwabwata, che è stato istituito nel 2007.

L’area protetta di Bwabwata si trova lungo la striscia di Caprivi, o Caprivi Strip, che è delimitata dal fiume Okavango ad ovest e dal fiume Kwando ad est, l’Angola fa da confine a nord, mentre il Botswana a sud; questa è un’area molto importante poiché si trova sulle tratte migratorie degli elefanti, che si spostano dall’Angola al Botswana.

Dopo aver visitato le colline sacre di Tsodilo in Botswana, percorriamo la A35 che ci porta al confine con la Namibia, svolgiamo le pratiche doganali al posto di controllo di Mohembo e, appena entriamo in Namibia, dopo solo pochi metri, troviamo il cartello che avvisa i viaggiatori che si sta entrando nel Parco Nazionale di Mahango.

La strada principale infatti corre attraverso il parco per alcuni chilometri, la percorriamo tutta fino alla stazione dei ranger dove paghiamo l’ingresso e chiediamo un po’ di informazioni in merito alle strade e agli avvistamenti.

Nel parco si trovano 4 dei famosi Big 5, manca solo il rinoceronte, mentre sono relativamente facili da avvistare gli elefanti e i bufali; per quello che riguarda i leoni e i leopardi invece, sono presenti all’interno del parco, ma sono più difficili da avvistare.

Cartina alla mano e l’irrinunciabile applicazione di Tracks4Africa partiamo per il nostro safari, scegliendo come prima meta il lungo fiume.

Una strada sabbiosa ma in buonissime condizioni conduce verso la riva del fiume Okavango, attraversando pianure alluvionali, che sono asciutte durante la stagione secca; qui avvistiamo numerosi kudu, qualche zebra, facoceri e babbuini.

Giunti sulla sponda del fiume il paesaggio che si presenta davanti a noi è fantastico, gli ippopotami attirano subito la nostra attenzione ed è impossibile non sorridere ascoltando i loro richiami rumorosi, sono troppo chiassosi e divertenti.

La riva del fiume è anche l’habitat di numerose specie di uccelli, l’area è stata definita un’importante oasi da BirdLife International in quanto circa due terzi delle specie di uccelli che si trovano in Namibia trovano casa in questa zona.

L’acqua attrae anche numerosi mammiferi, che solitamente giungono qui per abbeverarsi è anche l’habitat ideale del lichi rosso (red lechwe) che solitamente vive nelle zone paludose.

Dopo aver ammirato a lungo la vita delle sponde del fiume Okavango e aver identificato un notevole numero di specie di uccelli, percorriamo un tratto di pista che segue il corso del fiume e arriviamo in una zona dominata dai baobab.

Qualche giraffa, che si reca al fiume a bere, ci osserva incuriosita, noi procediamo mentre i kudu corrono come sempre impauriti da non si sa bene cosa.

Giungiamo al maestoso Giant Baobab, un albero dalle dimensioni colossali; si affaccia sul fiume e domina uno dei luoghi del parco dove è possibile scendere dal proprio mezzo e fare due passi o fare pic nic; ma attenzione, non ci sono recinzioni, bisogna guardarsi bene attorno prima di scendere dal veicolo, a meno che non si voglia diventare lo spuntino di qualche leone affamato.

Controllato l’area siamo scesi e il tronco di questo albero è realmente impressionante, servirebbero almeno 12 uomini per abbracciare l’albero.

I baobab rappresentano una preziosa fonte di acqua per gli elefanti, nel tronco di queste piante infatti viene immagazzinata una enorme quantità di acqua per affrontare i periodi di siccità; gli elefanti conoscono le proprietà di questo albero e spesso scavano con le zanne la corteccia per poter succhiare l’acqua.

Il Giant Baobab sembra essere stato graziato dagli elefanti, che solitamente scavano la corteccia dei baobab alla ricerca di acqua; mentre purtroppo ha subito l’attacco di alcuni turisti, che hanno inciso i loro nomi sulla corteccia.

Dopo aver scattato alcune fotografie abbandoniamo il baobab e la strada lungo il fiume, per addentrarci nel parco.

Avvistiamo numerose antilopi tra cui i rari puku, gli alcelafi rossi (red hartebeest), alcuni struzzi e gli immancabili kudu.

La strada corre su uno strato di sabbia che in alcuni punti diventa più insidiosa e profonda, evitiamo di insabbiarci grazie a qualche deviazione e giungiamo ad una pozza dove, con nostra grande gioia, un branco di elefanti che sta bevendo.

Oltre a dissetarsi, si spruzzano l’acqua e il fango per rinfrescarsi e per proteggere la loro pelle; sembrano felici di questo bagno rinfrescante, anche se un paio di giovani adulti iniziano a spingersi e ad inscenare una prova di forza.

Felici dell’avvistamento rientriamo verso la stazione dei ranger, i felini non si sono fatti vedere ma siamo soddisfatti del nostro safari, arriviamo al gate, salutiamo i ranger e ci dirigiamo verso il campeggio per la notte.

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Etosha National Park: Etosha Pan - Photo Credits: Romina Facchi

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Our car! - Photo Credits: Romina Facchi

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Soweto: Orlando Power Station Towers - Photo Credits: Romina Facchi

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Khama Rhino Sanctuary: Black Rhino - Photo Credits: Romina Facchi

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Kubu Island - Photo Credits: Romina Facchi

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Nxai Pan: Baines Baobab - Photo Credits: Romina Facchi

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Central Kalahari Game Reserve: Lion - Photo Credits: Romina Facchi

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Moremi Game Reserve: Leopard - Photo Credits: Romina Facchi

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San people - Photo Credits: Living Culture Foundation 

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Etosha National Park: elephants - Photo Credits: Romina Facchi

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Swakopmund - Photo Credits: Romina Facchi

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Skeleton Coast: Ugab Gate - Photo Credits: Romina Facchi

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Windhoek - Photo Credit: Jbdobane

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Kgalagadi: Cheetah - Photo Credits: Romina Facchi

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West Coast National Park: Mountain Cape Zebra - Photo Credits: Romina Facchi

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South Africa: Hermanus - Photo Credits: Romina Facchi

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Cape Town: Waterfront - Photo Credits: Romina Facchi

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Karoo National Park - Photo Credits: Romina Facchi

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Our expedition - Photo Credits: Romina Facchi