Questa zona fu scoperta alla fine del XIX secolo dall’esploratore austriaco Oscar Baumann e da quel momento in poi tutta quest’area venne sfruttata in differenti modi finchè, nel 1951, gli Inglesi istituirono il Parco Nazionale del Serengeti, includendo anche l’odierna area della Conservation Area del Ngorongoro, salvandola dall’eccessivo sfruttamento e dall’intensivo bracconaggio.
 
Nel 1959 venne istituita la Conservation Area del Ngorongoro e questo cambiò sostanzialmente la destinazione delle sue terre che, da quel momento, non furono più destinate solamente alla conservazione della natura, intesa come flora e fauna presente al suo interno; ma vennero preservati i diritti delle popolazioni indigene di abitarvi, seppur con qualche limitazione nel rispetto dell’equilibrio dell’ecosistema.
 
Gli obiettivi erano, e sono, fondamentalmente tre: promuovere la conservazione delle risorse naturali; salvaguardare gli interessi dei residenti indigeni della zona e, non ultimo, di promuovere il turismo; il tutto doveva essere attuato nel rispetto delle esigenze di tutti e senza conseguenze negative, un equilibrio non facile da raggiungere e da mantenere ma senza il quale non sarebbe stato possibile proseguire.
 
Nel 1979 alla Conservation Area del Ngorongoro venne riconosciuto lo status di Patrimonio dell’Umanità e venne iscritta nella lista delle Riserve della Biosfera dall’UNESCO; nel 2010 venne riconosciuto anche lo status di Area di Conservazione Culturale.
 
Ma la storia di questa zona affonda le sue origini in un passato molto più remoto; infatti all’interno della Conservation Area del Ngorongoro si trova uno dei siti archeologici più importanti al mondo: la Gola di Olduvai.
 
Milioni di anni fa qui si trovava un lago le cui sponde furono ricoperte da successive stratificazioni di cenere lavica, proveniente dai vulcani della zona che allora erano tutti attivi.
 
500.000 di anni fa una forte attività sismica iniziò a creare delle spaccature profonde nelle rocce sedimentarie che si erano stratificate nelle centinaia di migliaia di anni precedenti; questo iniziò a rivelare le stratificazioni nelle pareti della gola che si è venuta a formare.
 
Quando gli archeologi e i geologi iniziarono ad interessarsi a questa gola, oltre a ricostruire la storia geologica di questa regione, fecero una enorme ed importante scoperta: ci furono una serie di ritrovamenti nei vari strati rocciosi di differenti resti di ominidi e di animali ormai estinti che permisero di ricostruire, anche se parzialmente, la storia dell’umanità degli ultimi 3 milioni di anni, confutando anche alcune convinzioni precedenti in merito all’evoluzione del genere umano.
 
Poterono stabilire che in questa zona abitarono, in epoche diverse, differenti specie di ominidi, inizialmente erano tutti cacciatori raccoglitori, ma furono sostituiti, in epoca molto più recente, poche migliaia di anni fa, da allevatori.
 
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