Gli Hadzabe sono considerati dagli antropologi una delle più antiche tribù di cacciatori-raccoglitori di tutta l’Africa.
 
Gli uomini si occupano della caccia e della raccolta del miele nei mesi tra marzo e agosto, le donne invece hanno come mansioni quelle di raccogliere bacche, frutta, tuberi e radici.
 
Gli Hadzabe possono cacciare anche all’interno del Parco Nazionale del Serengeti, solitamente all’interno del parco è vietata, e considerata illegale, ogni forma di caccia, ma le autorità hanno concesso un permesso speciale agli Hadzabe.
 
Le loro prede sono solitamente piccole antilopi, gnu e babbuini, raramente cacciano prede più grandi come i bufali e le zebre; quando si imbattono nella carcassa di un animale spesso la raccolgono.
 
Spostano i loro campi anche per seguire gli spostamenti degli animali da cacciare o per trovare nuovi frutti, bacche e tuberi da raccogliere.
 
Quando cacciano o trovano un animale molto grande, difficile da trasportare, come ad esempio un buffalo o un elefante, spostano il campo in prossimità della riserva di cibo.
 
Durante la stagione secca la caccia si concentra attorno alle pozze d’acqua dove gli animali si recano per abbeverarsi, questo rende più facili gli appostamenti dei cacciatori Hadzabe.
 
Gli archi e le frecce utilizzati per la caccia vengono realizzati dagli uomini usando i tendini delle giraffe come corde per gli archi; mentre le punta delle frecce sono in ferro e vengono acquistare dai Datoga attraverso la pratica del baratto.
 
Le punte delle frecce vengono intinte in un veleno realizzato facendo bollire la linfa della Rosa del Deserto, una pianta il cui nome scientifico è Adenium Obesum.
 
La caccia solitamente è un’attività che viene svolta in solitaria o al massimo vi partecipano due individui; fa eccezione la caccia al babbuino, che rappresenta la preda più ambita e preferita dagli Hadzabe, in questo caso servono più individui poichè il babbuino è una preda molto difficile da catturare.
 
La tradizione degli Hadzabe vuole che un uomo non si possa sposare fino a quando non ha ucciso cinque babbuini, questo per dimostrare la sua abilità.
 
Le prede catturate vengono portate al campo e cucinate semplicemente posizionandole sul fuoco, senza utilizzare contenitori o griglie metalliche.
 
Terminata la cottura il cibo viene condiviso tra tutti i membri del gruppo che si accalcano e lottano tra loro per ottenere i bocconi migliori, una sorta di frenesia alimentare molto animalesca.
 
La carne viene mangiata a grossi bocconi, le ossa vengono frantumate con l’ausilio di pietre per ricavarne il midollo mentre il grasso viene strofinato sulla pelle come un elisir di bellezza.
 
La testa del babbuino costituisce una vera prelibatezza per questa popolazione, i bulbi oculari, la carne delle guance e del collo, così come la pelle, vengono consumate per prime.
Successivamente il cranio viene buttato sulle braci, in questo modo il calore del fuoco consente di aprire la scatola cranica così da poter estrarre il cervello che ha una particolare consistenza gelatinosa e viene mangiato dagli Hadzabe utilizzando le mani come se fossero dei cucchiai.
 
Le donne si occupano invece del reperimento di tuberi commestibili, bacche e della raccolta del frutto del baobab che viene utilizzato per realizzare bevande molto energetiche.
 
Solitamente le donne vengono accompagnate, durante la raccolta, da un uomo adulto, una protezione contro gli animali selvaggi.
 
Quando gli Hadzabe raccolgono il miele si avvalgono dell’aiuto del Indicatore, Honeyguide in inglese; i raccoglitori Hadzabe riescono a comunicare con questo uccello attraverso particolari fischi.
 
Come rivela il nome “Honeyguide” ossia “Guida del miele” l’Indicatore guida gli altri animali, e in questo caso gli Hadzabe, presso gli alveari; adotta questo particolare comportamento poiché si nutre di api e di cera che sono contenuti all’interno dell’alveare ma non è in grado di aprirlo da solo, invece è molto abile nell’identificazione della posizione in cui si trova e quindi sfrutta questa sua abilità per condurre un partner di caccia presso l’alveare.
 
Gli Hadzabe, una volta giunti sul posto, rompono del legno, lo incendiano per far scappare le api dall’alveare con il fumo, cosi successivamente riescono a raccogliere il miele e le larve di ape, mentre l’Indicatore riesce a cibarsi delle api che fuggono dall’alveare stesso e della cera contenuta all’interno.
 
L’Indicatore pratica questo tipo di collaborazione anche con il Tasso del Miele, anche lui molto ghiotto di miele e in grado di rompere gli alveari, incurante delle punture delle api.
 
Questo tipo di collaborazione tra specie diverse è un tipico esempio di simbiosi mutualistica.
 
Gli Hadzabe utilizzano il miele, oltre che come fonte di nutrimento, anche come merce di scambio con i Datoga, lo barattano per ottenere le punte delle frecce in ferro, sfere in plastica o di vetro colorato con cui le donne realizzano collane da indossare o da regalare al marito.
 

La vita, la tradizione e la cultura del popolo Hadzabe

  • Le abitudini alimentari degli Hadzabe
  • L’organizzazione sociale e i villaggi degli Hadzabe 

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