Tra tutte le chiese di Lalibela, in Etiopia, quella dedicata a San Giorgio è sicuramente la più scenografica e la meglio conservata ed è considerata la più bella dai numerosi turisti che ogni anno giungono qui per ammirarla.

Bet Giyorgis, che letteralmente significa la “Casa di San Giorgio”, è in una posizione isolata rispetto ai complessi interconnessi delle altre chiese rupestri di Lalibela; il fatto di essere a se stante è una caratteristica che la rende unica ed immediatamente riconoscibile; inoltre è indubbiamente la più famosa e iconica delle chiese di questo complesso monumentale.

La Chiesa di San Giorgio è stata l’ultima, in ordine cronologico, delle chiese che sono costruite a Lalibela; la leggenda vuole che, una volta completate le altre chiese, San Giorgio apparve al re Lalibela a cavallo del suo bianco destriero e lo rimproverò di averlo dimenticato e di non aver eretto nessuna chiesa a suo nome. 

Il re Lalibela promise quindi di rimediare a tale dimenticanza e fece iniziare i lavori di Bet Giyorgis, sembra che il santo fosse spesso presente durante i lavori di costruzione della sua Bet, ossia Casa, e le impronte lasciate dagli zoccoli del suo cavallo sono visibili nella roccia madre attorno alla chiesa.

L’affascinante chiesa monolitica di Bet Giyorgis sorge all’estremità sud-ovest della cittadina di Lalibela, è a forma di croce greca, ed è l’unica chiesa rupestre che presenta la pianta cruciforme, le altre chiese di Lalibela hanno la pianta quadrata o rettangolare.

Il punto da cui si può ammirare meglio la chiesa è una piccola altura su un lato della chiesa: dall’alto si può osservare il paesaggio circostante, la piana di tufo rosso in cui è scavato l’edificio, la sua pianta cruciforme e inoltre sul tetto sono ben visibili le tre croci greche scolpite una dentro l’altra.

La chiesa è circondata da profonde trincee, dalla sommità di queste trincee; avvicinandosi al bordo, ci si rende conto della profondità degli scavi, oltre 12 metri, e si possono ammirare le decorazioni e le finestre presenti sulle pareti della chiesa.

Per raggiugere la base e l’ingresso della chiesa è necessario percorrere una stretta trincea, lunga circa 50 mt, che termina in un passaggio coperto, che, a sua volta, porta ad una breve scalinata, da cui si accede allo spiazzo che circonda l’edificio. 

La chiesa è stata realizzata scavando dall’alto verso il basso e, man mano che gli operai scavavano la roccia,  anche le decorazioni e le finestre, dalle quali potevano entrare per scavare anche l’interno della chiesa; qui, come nelle altre chiese di Lalibela non è presente alcun tipo di materiale edilizio, ma la chiesa è stata realizzata unicamente di roccia.

Lo stato di conservazione della Chiesa di San Giorgio è eccezionale, grazie anche alla durezza della roccia in cui è stata scavata; le pareti di roccia presentano solo qualche macchia ingiallita provocata dall’umidità e dalle muffe che si attaccano alla roccia ma che contribuiscono ad aumentare il fascino di questo edificio sacro.

La chiesa monolitica di San Giorgio è suddivisa in quattro livelli, delimitati dai cornicioni, che girano attorno all’edificio, su ogni parete si aprono finestre ogivali incorniciate in un elegante decoro in bassorilievo, le finestre sono sia cieche che aperte, nel dettaglio si trovano 12 finestre aperte al piano superiore e 9 finestre cieche al piano inferiore.

La chiesa poggia su un basamento rettangolare di circa un metro e mezzo di altezza che fa si che l’intero edificio raggiunga i 13 metri di altezza; salendo i pochi scalini del basamento si accede all’ingresso della chiesa che ha la forma cruciforme e un soffitto a volta decorato con una croce.

La chiesa di San Giorgio custodisce anche numerosi tesori, la cui vista viene interdetta ai fedeli;tra questi tesori si trova una scatola di legno che si dice sia stata scolpita dallo stesso re Lalibela.

Ogni chiesa ha, al suo interno, un suo santuario, una zona sacra e inaccessibile ai fedeli e chiusa da pesanti tendaggi; qui si trova il Tabot, ossia una rappresentazione dell’Arca dell’Alleanza che si ritiene fosse stata portata in Etiopia proprio da re Lalibela.

Nella roccia che circonda la chiesa si aprono numerose caverne dove riposano, mummificati, antichi pellegrini giunti a Lalibela da ogni parte dell’Africa e che giurarono di rimanere per l’eternità vicino alla chiesa di San Giorgio.

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