Il popolo Hamer o Hamar, vive in Etiopia nella regione della Valle dell’Omo; gli Hamer sono facilmente identificabili grazie al loro abbigliamento e alle loro acconciature tradizionali, e anche grazie alle pratiche di body modification che praticano ancora oggi.

Gli Hamar sono un popolo di coltivatori e allevatori e vivono ancora seguendo uno stile di vita tradizionale, legato ai rituali e alle celebrazioni che si tramandano da generazioni.

Il loro abbigliamento è prevalentemente tradizionale, la maggior parte degli uomini indossano solamente una sorta di corto gonnellino e un panno sulle spalle, mentre le donne indossano gonne di pelle di capra ricamate con perline e conchiglie ciprea.

Gli Hamer dedicano grande attenzione al loro aspetto in particolare alle acconciature che, oltre ad essere un elemento estetico, sono anche una caratteristica per individuare lo stato civile di una donna o il valore di un uomo.

Gli uomini Hamer infatti acconciano i loro capelli creando una sorta di calotta con argilla e gesso, questa acconciatura particolare in passato veniva riservata a coloro che avevano ucciso un nemico o un animale pericoloso; per realizzare questa complicata acconciatura gli Hamer impiegano fino a tre giorni di lavoro, a volte aggiungono anche del colore naturale, giallo o rosso, ottenuto utilizzando alcune pietre locali, o delle piume, per aumentarne la bellezza.

L’acconciatura così ottenuta è spettacolare e particolarmente resistente, infatti dura diversi mesi e gli uomini utilizzano una sorta di cuscino di legno, che funge anche da sgabello, per evitare il contatto della acconciatura col terreno durante il sonno.

Le donne sposate usano acconciare i capelli in un caschetto di trecce, rese rosse grazie ad un impasto ottenuto mischiando acqua, grasso o burro e ocra rossa; queste trecce si chiamano goscha e, oltre ad indicare che una donna è sposata, indicano anche salute e benessere e sono un elemento decorativo di bellezza.

Le ragazze Hamer che sono ancora single possono acconciare i capelli come preferiscono, li possono tenere corti o lunghi, color ocra o neri e a volte utilizzano delle extension che vengono realizzate con i crini della coda di cavallo o di asino.

Per identificare lo stato sociale di una donna esiste anche un altro elemento che tutte le donne Hamer utilizzano e indossano: si tratta di pesanti collane in metallo e pelle che cingono il collo delle donne: la prima moglie indossa una collana chiamata bignere che presenta un grosso cilindro sporgente e, se il marito ha sposato altre donne, indosserà anche un’altra collana per ogni altra moglie.

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Queste collane non vengono mai rimosse e diventano una sorta di body modification.

Le giovani ragazze non sposate in passato indossavano invece una specie di placca ovale in metallo che assomigliava ad una visiera parasole, ora però questa usanza è sempre meno praticata.

Una ragazza appartenente alla tribù degli Hamar non ancora sposata ma promessa in sposa indossa una collana di pelle di dik dik, questa significa che la sua famiglia ha trovato un marito per la ragazza anche se lei ancora non sa chi sia in futuro sposo.

Come molte popolazioni che abitano la Valle dell’Omo anche gli uomini Hamer hanno una lunga tradizione nel praticare la scarificazione.

Vengono realizzati elaborati disegni tagliando la pelle della schiena, delle spalle e, a volte, anche dell’addome; le cicatrici creano motivi geometrici più o meno estesi.

Le donne Hamer invece presentano grosse cicatrici sulla schiena, ma non sono dovuti a rituali di scarificazione, derivano invece dalle frustate che ricevono volontariamente in occasione della cerimonia del salto del toro.

Le frustate che le donne ricevono sono un segno della loro devozione verso la loro famiglia e una sorta di credito nei confronti degli uomini che le donne possono riscattare nei momenti di difficoltà.

Le ferite che procurano queste frustate sono profonde e i segni che ne derivano sono grandi e molto spessi; le donne vanno fiere dei segni che portano perché rappresentano il loro coraggio e il loro orgoglio di appartenere ad un clan.

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