Il nostro Blog
I deserti dell'africa australe
Etosha National Park: elephants - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina ci svegliamo prestissimo, vogliamo entrare il prima possibile nel Parco Nazionale di Etosha; fa un freddo pazzesco, ma noi ci prepariamo velocemente, beviamo un caffè e siamo già in macchina.
Percorriamo i pochi chilometri che ci separano dal cancello di Andersson ed arriviamo quando stanno aprendo.
Ci sono un po’ di macchine, ma riusciamo ad entrare quasi subito; una volta dentro, andiamo prima a Okaukuejo a pagare l’ingresso e poi proseguiamo, oggi esploriamo la parte più occidentale del parco.
Our car! - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina siamo partiti dal nostro camping, in prossimità del Parco Nazionale di Etosha, alle 7,30 e ci dirigiamo verso la cittadina di Otijo; lungo la strada abbiamo la sensazione che il bullbar vibri più del solito quindi, quando ci fermiamo a Otijo per fare benzina, chiediamo se possono dargli una controllata.
Il ragazzo del benzinaio ci fa notare che si è dissaldato; siamo allibiti, sia noi sia lui, anche perché è nuovo e non ha preso nessun colpo, solo le vibrazioni delle strade sterrate.
Skeleton Coast - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina ci alziamo con un po’ più di calma, alle 6,30, e ci prepariamo la colazione all’aperto, non fa certamente caldo, ma il sole è già sorto e, anche solo psicologicamente, sembra meno freddo.
Sistemiamo l’auto e partiamo, oggi lasciamo il Parco Nazionale di Etosha e ci dirigiamo verso ovest, fino a raggiungere l’Oceano Atlantico e la famigerata Skeleton Coast; qui in passato, ma anche oggigiorno, diversi vascelli e pescherecci sono naufragati a causa delle forti correnti marine.
Skeleton Coast: Shipwreck South West Seal - Photo Credits: Silvano Greco
Stamattina, quando ci siamo svegliati, abbiamo guardato fuori dalla nostra finestra e abbiamo visto una fitta nebbia sull’Oceano Atlantico, mentre le onde che si infrangevano con forza sulla spiaggia; d’altronde siamo sulla Skeleton Coast, non potrebbe essere altrimenti.
Dopo colazione ci mettiamo in auto, che è bagnata come se fosse piovuto, e partiamo; oggi percorriamo il tratto di Skeleton Coast che da Terrace Bay conduce fino all’Ugab Gate, da qui poi proseguiremo fino a Swakopmund, attraversando il Parco Nazionale di Dorob.
Cape cross: seals - Photo Credits: Romina Facchi
Tecnicamente il Parco Nazionale di Dorob fa ancora parte della Skeleton Coast, anche se si trova fuori dal famigerato cancello con i teschi di Ugab, e, a testimonianza della sua pericolosità, sulla sua costa si trovano diversi relitti di alcune navi, che si sono incagliate qui.
Noi stiamo percorrendo la C34, provenendo da nord e dal Parco della Skeleton Coast, e siamo diretti a Swakopmund; qui le dune di sabbia si vedono solo in lontananza e il paesaggio è più monotono, anche il terreno è meno scivoloso e quindi procediamo a velocità più sostenuta.
Swakopmund - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina facciamo un giro per Swakopmund, o Swakop come la chiamano i locali; il centro non è molto grande ed è facilmente girabile a piedi.
La cosa più paradossale di Swakopmund è che non sembra affatto di essere in Africa, ma in Baviera o in qualche sperduto paesino della campagna tedesca.
Namibia on the road - Photo Credits: Romina Facchi
Oggi siamo partiti da Swakopmund e in circa 3 ore di strada asfaltata siamo arrivati a Windhoek, la capitale della Namibia.
Anche Windhoek, come Swakopmund, ci sembra molto cambiata, eppure sono passati pochi anni dall’ultima volta che siamo stati qui, ma si sa che nei paesi in forte crescita, come la Namibia, le cose cambiano repentinamente.
Hanno costruito strade più grandi di accesso alla città, hanno edificato nuovi edifici, sia governativi sia privati e il tenore di vita sembra migliorato.
Tropic of Capricorn - Photo Credits: Romina Facchi
Oggi dobbiamo partire dalla capitale Windhoek per spostarci verso sud, ma prima dobbiamo ritirare la macchina dal meccanico.
Ieri infatti abbiamo portato la nostra Toyota Hilux a fare un bel check-up, per controllare le ruote e ingrassare qualche ingranaggio, dopo tutta la sabbia dei giorni scorsi, ma soprattutto per saldare nuovamente il bullbar.
Kalahari desert - Photo Credits: Romina Facchi
Stanotte la temperatura era particolarmente rigida e stamattina uscire dal piumino è stata una prova di forza, in ogni caso ci siamo svegliati all’alba per godere appieno della giornata; oggi ci attende il Parco Transfrontaliero del Kgalagadi.
Durante la notte abbiamo sentito un rumore di zoccoli che sembravano troppo pesanti per essere quelli delle antilopi, abbiamo spiato e abbiamo visto un gruppetto di cavalli che galoppavano verso l’ignoto; chissà da dove arrivavano.
Kgalagadi - Photo Credits: Romina Facchi
Siamo arrivati al Parco Transfrontaliero del Kgalagadi, sbrighiamo le formalità doganali per l’uscita dalla Namibia e paghiamo il fee di ingresso del parco al gate di Mata-Mata.
Non vediamo l’ora di partire all’esplorazione del parco, inoltre due sudafricani che stanno uscendo dal gate ci dicono che, a una ventina di km da qui, hanno avvistato dei leoni.
Pagine
- « prima
- ‹ precedente
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- seguente ›
- ultima »