Stamattina eravamo ad Addis Abeba, in Etiopia, e siamo partiti per il sud del paese, questo itinerario ci porterà a scoprire alcune popolazioni, che vivono ancora secondo antiche tradizioni, e anche alcune bellezze naturali.

Alle 7,30 siamo pronti a partire, conosciamo Jimmy che sarà la nostra guida per i prossimi giorni; carichiamo quella che sarà la nostra auto per tutto il tour, un Toyota Land Cruiser, tanto per cambiare Toyota!

Ad Addis Abeba, come nelle altre megalopoli africane, c’è un traffico inimmaginabile per i nostri standard, soprattutto nei giorni feriali; in realtà il problema non è solo il traffico, ma anche come guidano, sarebbe davvero difficile guidare qui per noi.

Addis Abeba è enorme, ha circa 8 milioni di abitanti e molti altri si stanno trasferendo qui dalle campagne, stanno anche costruendo molti nuovi edifici; se non costruiscono anche nuove strade rischiano di non muoversi più.

Ci mettiamo circa un’ora per uscire da Addis Abeba, man mano che procediamo ci sono sempre meno case, meno negozi e meno attività commerciali; il paesaggio è molto bello e verdissimo, davvero uno spettacolo.

Ad un certo punto a bordo strada ci sono capre, pecore, mucche e asini stracarichi, che portano, in groppa o con dei carretti, qualunque cosa.

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Le strade che portano verso sud per ora sono migliori rispetto a quelle che abbiamo trovato a Lalibela; a proposito di Lalibela, è la città di Jimmy, che è contento di sapere che la sua città ci è piaciuta molto.

Ci piace moltissimo questa parte del paese, qualche montagna in lontananza, prati verdi e costellati di alberi e di fiori, qualche terreno coltivato, piccoli villaggi tradizionali e poco traffico; è davvero rilassante.

Ad un certo punto Jimmy ferma l’auto in prossimità di un ponte e ci fa scendere, percorriamo il ponte a piedi per poter vedere il fiume impetuoso che scorre al di sotto; l’acqua è del colore del terreno, probabilmente è l’acqua della stagione delle piogge, ma sicuramente contiene anche qualche minerale che contribuisce a dare questa colorazione.

Scattiamo un po’ di foto e poi risaliamo sulla nostra auto e proseguiamo il nostro viaggio.

Poco dopo arriviamo a Tiya dove si trova un sito, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, dove si trovano alcune stele funerarie finemente incise; sono state datate tra il XIII e il XV secolo ma non si sa nulla della popolazione che le ha create.

Ethiopia on the road - tiya steli

In corrispondenza delle steli sono stati trovati molti corpi, sepolti in posizione fetale, e diversi gioielli e oggetti, che ora si trovano al Museo Etnografico di Addis Abeba.

Questo non è l’unico punto in cui sono state rinvenute queste steli, ci sono diversi siti archeologici in questa zona, dove stanno ancora scavando per portare alla luce le steli, gli oggetti e i corpi sepolti.

C’è anche un piccolo museodove sono esposte alcune fotografie degli altri siti e di alcune operazioni di scavo recenti.

La guida locale è un ragazzo giovane che parla un buon inglese, è molto gentile, disponibile e ospitale, è felice del nostro interesse e ci spiega molte cose.

Quando stiamo per andare via, dopo aver comprato una sorta di schiscetta fatta in terracotta, zucca e pelle di capra, gli chiediamo se possiamo mettere un nostro adesivo di Exploring Africa sul cancello, dove se ne trovano già molti altri; lui felice prende l’adesivo e lo attacca al cancello e poi ce ne chiede un altro da mettere dentro al museo, troppo divertente!

Jimmy vede la scena e anche lui ci chiede due adesivi da mettere sulla macchina; bene da adesso siamo brandizzati :)

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Proseguiamo il nostro viaggio, siamo nella terra dei Guraghe, sono contadini e utilizzano tecniche ancora arretrate, come l’aratro di legno tirato dai buoi; molte delle loro case tradizionali sono delle capanne abbastanza grandi, circolari, con il tetto spiovente in paglia.

In questa zona il paesaggio è molto bello e verde e, man mano che procediamo, stiamo scendendo di quota, e più scendiamo e più c’è varietà nelle coltivazioni.

Ci fermiamo per il pranzo in un ristorantino carino, ordiniamo e ci godiamo un po’ di relax, abbiamo già percorso quasi 200 km oggi e ce ne aspettano altri 200, o forse di più, per arrivare ad Arbaminch.

Proseguiamo il nostro viaggio tra campi coltivati e vegetazione selvatica, il sole splende ed il cielo è azzurro con qualche nuvola bianca candida, una meraviglia per gli occhi.

Ad un certo punto vediamo tantissima gente in strada, ci chiediamo cosa stia succedendo; Jimmy ci spiega che stanno celebrando un funerale.

Camminano in processione seguendo un camion con su diverse persone in piedi, non capiamo dove sia il feretro, forse sul camion, ma non lo vediamo, chi lo sa; il fatto è che occupano tutta la strada, e nessun mezzo riesce a passare, ci tocca aspettare.

La cosa curiosa è che noi guardiamo loro, un po’ incuriositi, poiché è un funerale molto diverso dai nostri, nonostante anche loro siano cristiani, e loro guardano noi incuriositi e ci scattano fotografie, quasi disinteressandosi del funerale.

Ad un certo punto ci fermiamo ad un altro ponte, anche qui scorre un fiume impetuoso, che alimenta il Lago Abaya, alla nostra destra si trova una cascata che riversa nel fiume moltissima acqua; anche l’acqua di questo fiume ha una colorazione terrosa.

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Mentre siamo sul ponte a scattare fotografie alla cascata e alle formazioni rocciose levigate dalla potenza dell’acqua, poco lontano da noi attraversa la strada un clan di babbuini, in questa zona si trovano i babbuini verdi (olive baboon).

Proseguiamo e poco dopo, alla nostra sinistra, iniziamo a vedere il Lago Abaya, è il secondo lago più grande dell’Ethiopia, dopo il Lago Tana.

Jimmy cerca un punto panoramico per potersi fermare in modo che noi possiamo scattare alcune fotografie; lo specchio di acqua è davvero grande, ma la colorazione color ocra dell’acqua lo fa sembrare più una distesa di sabbia piuttosto che un lago.

Manca poco, siamo quasi arrivati ad Arbaminch, si capisce che stiamo arrivando in una città poiché il traffico aumenta e in strada ci sono tanti tuk tuk.

Attraversiamo tutta la città, che in realtà è costituita da due differenti città, Sekela e Shecha, e finalmente arriviamo al Swayne Emerald Hotel

 

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Data di inserimento: 
Martedì, Settembre 17, 2019