Ci troviamo a Lalibela in Etiopia e la giornata di oggi è stata dedicata alla visita delle chiese scavate nella roccia; avevamo molte aspettative e devo ammettere che sono state ampiamente superate.

Avevamo visto diverse fotografie di queste chiese, ma decisamente non rendono minimamente giustizia a questo capolavoro architettonico.

Dopo colazione siamo partiti in auto, siamo emozionati perché finalmente siamo qui!

La nostra auto ci lascia in prossimità dell’ingresso e la nostra guida ci dice che con noi verrà anche una donna che, oltre a conoscere bene i percorsi all’interno delle chiese, ci aiuta a capire dove camminare; inizialmente ci sembrava una cosa inutile ed invece non lo è affatto: la roccia è spesso scivolosa e, in alcuni punti, si procede nel buio più totale, per non parlare di alcuni punti dove si trovano gradini molto alti da scendere o salire.

Abbiamo iniziato la nostra visita da Bet Giyorgis o San Giorgio, questa chiesa sorge isolata rispetto alle altre ed è quella più scenografica, poiché la pianta è a forma di croce simmetrica e sul tetto è stata incisa una croce nella pietra; inoltre non ha quella copertura contro le intemperie che l’UNESCO ha posizionato sopra alle altre chiese di Lalibela da quando le ha inserite nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità.

Al mattino presto non ci sono altri visitatori, solo qualche fedele che si reca qui per pregare.

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Una curiosità: la maggior parte dei fedeli non entra in chiesa per pregare, molti restano al di fuori e pregano rivolti verso di essa; capita quindi di vedere alcune donne, vestite interamente di bianco, che pregano sul bordo dello scavo in cui si trova la chiesa o un gruppo di uomini che se ne sta seduto poco lontano.

Tutto questo contribuisce a creare un’atmosfera mistica.

Il sole illumina la chiesa e, nonostante il fossato intorno non sia molto ampio, la luce arriva fino alla base, illuminando la chiesa.

Scendiamo lungo le scale scavate nella roccia e arriviamo fino all’ingresso della Chiesa di San Giorgio; è interessante entrare e vedere la poca luce che entra dalle finestre.

Nella chiesa c’è un prete seduto su una sedia che sta leggendo, ci saluta con un cenno del capo e poi torna a leggere incurante di noi.

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Risaliamo al livello del terreno, la vista che si ha della chiesa dall’alto è insuperabile, ne siamo stati rapiti e staremmo qui tutto il giorno a godercela, ma abbiamo tante cose da vedere oggi e dobbiamo andare.

Facciamo una breve passeggiata in salita lungo la strada principale e arriviamo dove si trova una breve scala in sasso che, a sua volta, conduce a un sentiero che dobbiamo per correre per arrivare al Blocco Sudorientale delle chiese rupestri di Lalibela; ma la nostra attenzione è stata catturata un grande gruppo di persone che sono sedute nel prato e ai bordi del sentiero.

Oggi è domenica e tutte queste persone si sono radunate qui per pregare, ovviamente non riusciamo a comprendere quello che dicono perché parlano amarico ma l’atmosfera è molto coinvolgente.

Chiediamo se possiamo scattare fotografie e loro sono felici di essere immortalati, cercano anche di dirci qualcosa, ma l’amarico non è di certo una lingua facilmente comprensibile; qualche ragazzo più giovane parla qualche parola di inglese e quindi riusciamo ad avere un minimo di dialogo.

Camminiamo lungo il sentiero e arriviamo dove si trova un ponte in pietra, questo è l’unico modo per superare uno stretto e profondo fossato naturale che il re Lalibela aveva rinominato “Fiume Giordano”.

Una volta dalla parte opposta del ponte, alcuni scalini molto alti e scavati nella pietra ci conducono a un piccolo porticato, da qui possiamo ammirare la prima chiesa: Bet Gabriel-Rafael; da questo punto di osservazione abbiamo una vista privilegiata, con il sole che filtra dall’alto.

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Ci fermiamo brevemente a godere di questo panorama e scattare qualche fotografia, per poi proseguire il nostro cammino lungo il ponte in pietra, che ci conduce nella chiesa; questo ponte si trova a una notevole altezza rispetto alla base della chiesa e confesso che, soffrendo di vertigini, non ero molto felice di percorrerlo.

Entriamo nella chiesa di Bet Gabriel-Rafael e ci ritroviamo in una stanza buia, arrivando da fuori i nostri occhi fanno un po’ fatica ad abituarsi all’oscurità, ma poi riusciamo a scorgere un prete seduto in un angolo, qualche dipinto, che tradisce la sua età, e i tessuti, che nascondono l’arca dell’alleanza che si trova in tutte le chiese ortodosse etiopi.

La porta di ingresso alla chiesa è di legno molto semplice ma, osservandola attentamente, si possono scorgere, appena accennati, quelli che un tempo erano dei dipinti.

Per mia grande felicità dobbiamo percorrere nuovamente il ponte di pietra sul baratro per tornare al porticato in pietra; da qui percorriamo un tunnel scarsamente illuminato, che poi diventa uno stretto fossato scavato nella roccia che, a causa dell’umidità e della scarsa irradiazione solare, è completamente ricoperta di muschio.

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Raggiungiamo Bet Mercurios o Bet Merkorios, questa chiesa è dedicata a un santo copto del III secolo che venne torturato a causa della sua fede.

Molti pensano che questa chiesa in origine, o in un determinato periodo storico, fosse una prigione perché qui sono state ritrovate delle catene.

Una parte di questa chiesa, sfortunatamente, è crollata e una parte è stata ricostruita negli anni ’80 del XX secolo; nonostante questo all’interno si trova un bellissimo dipinto che ritrae tre uomini saggi, molti pensano che rappresentano i 3 Re Magi, ma non tutti gli storici sono d’accordo.

Molti pensano che il tunnel buio che collega Bet Gabriel-Rafael e Bet Mercurios rappresenti l’inferno, altri sostengono che vada percorso senza l’ausilio di una luce, ma è davvero buio e il rischio di scivolare è davvero elevato.

Bet Emanuel o Bet Amanuel è una delle chiese più belle di Lalibela, è monolitica e le sue facciate esterne sono scolpite.

Poco distante si trova Biete Abba Libanos, una chiesa che è stata realizzata scavando una parete di roccia; è l’unica chiesa di Lalibela che ha questa particolare struttura, infatti è stata scavata anche sui lati.

L’ultima chiesa che appartiene al gruppo sudorientale è Bet Lehem, che non visitiamo poiché è quella che è stata più danneggiata nel corso dei secoli.

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Ora che abbiamo terminato di visitare il blocco sudorientale delle chiesesi è fatta l’ora di pranzo; anziché fermarsi in uno dei ristoranti presenti in città a Lalibela, che spesso offrono poca scelta, decidiamo di fare ritorno in hotel, così riusciamo anche a rilassarci un po’ dopo pranzo prima di proseguire la nostra visita.

Dopo aver pranzato etiope, una cucina che ci piace molto, e dopo un po’ di relax, verso le 15,00 ripartiamo per proseguire la nostra esplorazione.

Dobbiamo ancora vedere le chiese del Blocco Nordoccidentale, quindi ci rechiamo in auto all’ingresso e poi entriamo.

Prima di recarci alle chiese, visitiamo il piccolo museo che si trova proprio in prossimità dell’ingresso; sono esposti alcuni cimeli e oggetti sacri, tra cui alcune croci etiopi bellissime.

Le croci etiopimi hanno sempre affascinato, solitamente sono realizzate con metalli preziosi, come l’oro o l’argento, sono molto grandi e vengono posizionate in cima a un lungo bastone che viene sorretto dal prete; i fedeli si avvicinano al religioso e lui utilizza la croce per dare la benedizione, toccando più volte la fronte e la guancia del fedele.

Terminata la visita del museo ci dirigiamo verso le chiese.

La prima che vediamo è Bet Medhane Alem; per raggiungere l’ingresso della chiesa dobbiamo scendere da una ripida scala scavata nella roccia, bisogna prestare attenzione perché è un po’ scivolosa.

Quando arriviamo al livello del fossato facciamo prima un giro intorno alla chiesa per osservarla da ogni angolo; tutto intorno ci sono dei pilastri che sorreggono la struttura.

Bet Medhane Alem, come quasi tutte le chiese rupestri di Lalibela, ha una copertura, voluta dall’UNESCO, per proteggerla dalle intemperie; ottima decisione per la conservazione di questi capolavori, peccato che, dal punto di vista estetico, le coperture sono decisamente brutte e mastodontiche, con dei pali di sostegno che rendono complicato fotografare le chieste, sono proprio antiestetiche.

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Entriamo nella chiesa, rispetto alle altre è abbastanza grande, dobbiamo togliere le scarpe, per fortuna il pavimento è ricoperto di tappeti, altrimenti sarebbe un po’ complicato camminare sulla roccia scavata e irregolare.

Oggi è domenica, quindi il prete di ogni chiesa sorregge la croce che usa per benedire i fedeli; la croce presente in questa chiesa è in oro massiccio ed è meravigliosa.

Il prete indossa una serie di paramenti molto belli, siamo un po’ titubanti ma poi chiediamo se possiamo scattare qualche fotografia e lui ci risponde con un sorriso di assenso, anzi sembra felice della richiesta.

Qui, come nelle chiese che abbiamo già visto al mattino, si respira un’atmosfera mistica e raccolta.

Quando usciamo dalla chiesa imbocchiamo un tunnel che ci porta in cortile adiacente, qui si trovano tre chiese: Bet Maryam, Bet Meskel e Bet Danaghel.

Bet Maryam è la più antica e la più venerata di tutta Lalibela, è molto bella da fotografare dall’esterno, ma anche l’interno è notevole: è affrescata e decorata con colori vivaci.

Questa chiesa non è molto grande, la sua particolarità è che è dipinta in alcuni punti, come gli archi e le pareti: i dipinti sono stati realizzati direttamente sulla roccia; all’interno c’è poca luce e, per poter ammirare al meglio i dipinti, è meglio aspettare che gli occhi si adattino all’oscurità.

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Nel cortile antistante si trovano alcune vasche che si crede che abbiamo proprietà curative; una di queste vasche è scavata nella roccia ed è piena di acqua stagnante, l’acqua è ricoperta da una patina di melma verde che non sembra molto salubre in realtà, ma è molto fotogenica.

Le pareti di questa chiesa hanno una serie di decori incisi nella parete, fotografiamo qualche particolare e poi saliamo lungo una scala di pietra e arriviamo al livello del terreno.

Da qui possiamo ammirare, non solo Bet Maryam da un’altra prospettiva, ma possiamo vedere anche la Cappella di Selassie, questa è la tomba del re Lalibela. 

Torniamo giù per la stessa scala di pietra e proseguiamo la nostra visita.

Sempre nello stesso cortile di trovano Bet Meskel e Bet Danaghel, entrambe queste chiese sono state scavate nella parete rocciosa; sono interessanti ma sono meno di impatto rispetto alle chiese di tipo monolitico.

Bet Meskel è una chiesa piccolina, al suo interno è buia, a terra ci sono diversi tappeti mentre alle pareti sono appesi diversi tessuti; anche qui si trova un prete con una croce d’oro; scattiamo qualche foto anche a lui, è davvero molto fotogenico.

Da un’apertura vicino a Bet Danaghel, attraverso percorsi scavati nella roccia, raggiungiamo altre due chiese rupestri: Bet Mika’ele Bet Golgotha; queste chiese si trovano a un livello inferiore rispetto a Bet Maryam e si trovano a 10 metri di profondità, rispetto al livello del suolo.

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L’interno di Bet Mika’el presenta croci scolpite, da qui un passaggio conduce a Bet Golgotha, ma l’accesso a questa chiesa è interdetto alle donne; in questo momento però la chiesa è chiusa al pubblico perché la stanno restaurando.

Abbiamo terminato la nostra visita alle chiese rupestri di Lalibela, siamo rimasti colpiti e affascinati dalla loro bellezza ed unicità; ancora non abbiamo ben realizzato a pieno il loro splendore, credo che, come spesso accade, ce ne renderemo bene conto in un secondo momento.

Per tornare all’auto passiamo da un villaggio tradizionale, è molto caratteristico; qui si trova ancora qualche edificio realizzato come si faceva un tempo, sono molto interessanti.

Torniamo in hotel, Panoramic View Hotel siamo stanchi dopo tutto il camminare che abbiamo fatto oggi, ma siamo molto felici: prendiamo 2 birre etiopi e ci godiamo il tramonto dalla nostra terrazza e ripensiamo alle meraviglie che abbiamo visto in questi 2 giorni a Lalibela.

 

Data di inserimento: 
Domenica, Settembre 15, 2019