Stamattina ci siamo svegliati nel nostro hotel di Man, in Costa d’Avorio e, dopo aver fatto colazione, siamo partiti.

Oggi ci aspetta un lungo tratto di strada, quasi 500 km, fino a Yamousoukro, su una strada asfaltata ma piena di buche, alcune delle quali enormi; quindi dobbiamo procedere con cautela.

Da questo momento in poi non visiteremo più villaggi e non vedremo più danze e rituali tribali; abbiamo già la nostalgia.

Il primo tratto di strada, che si dirige verso sud, in realtà è in buone condizioni.

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Ad un certo punto, dopo circa un’ora di viaggio, ci fermiamo; a bordo strada ci sono alcune piantagioni di cacao, noi abbiamo già visto il cacao in Ghana, ma è sempre interessante, inoltre è un modo per spezzare il lungo viaggio di oggi.

Scendiamo dall’auto ed attraversiamo la strada, lì ci sono 3 contadini, uno in bicicletta e due a piedi; la nostra guida chiede loro se possiamo visitare la loro piantagione, ci dicono di si ma sembrano un po’ straniti dalla nostra richiesta.

Ci sono diversi alberi di cacao, sono alberi sempreverdi che producono frutti tutto l’anno.

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I fiori crescono direttamente sul tronco o sui rami più grossi, sono minuscoli, se paragonati al frutto che inizia a formarsi quando il fiore sfiorisce; inizialmente il frutto è verde o giallo, mentre quando è maturo assume una colorazione rosso/bruna.

Il frutto, che si chiama cabossa, ha una forma che ricorda quella di un cedro un po’ allungato, quando si taglia la sua spessa buccia, al suo interno si trovano i semi, un frutto può contenere da 25 a 40 semi; i semi sono avvolti da una polpa bianca molliccia molto profumata.

I semi vengono fatti essiccare al sole e, successivamente, vengono tostati; quando vengono distesi al sole si sente un profumo di cioccolato inebriante.

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La Costa d’Avorio è il primo produttore al mondo di cacao, la maggior parte viene esportato in semi per poi essere tostato e lavorato nei paesi di destinazione, però esiste anche una piccola produzione di cioccolato locale; lo abbiamo assaggiato e non affatto è male.

Ripartiamo, la strada è un po’ monotona, in questa zona non ci sono villaggi, solo vegetazione e le buche della strada; non invidiamo il driver, non è semplice guidare qui.

Viaggiamo per circa 2 ore e poi ci fermiamo nella cittadina di Daloa; è ora di pranzo e quindi abbiamo deciso di fermarci, qui visto che sembrano esserci qualche negozio e alcuni ristoranti.

Andiamo in un ristorante che ci ispira, non capiamo se loro sono libanesi o marocchini, anche loro sembrano un po’ confusi a tal proposito; non possiamo di certo capirlo dalla loro cucina visto che, oltre al shawarma, fanno la pizza, la pasta e i croissant.

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Io ordino il shawarma, che non ha niente a che fare con quello che abbiamo mangiato in Medioriente, ma è buonissimo, mentre Silvan ordina una pizza, che non ha nulla a che vedere con una pizza, ma è buona.

E’ un posto un po’ assurdo, per un attimo non ci sembra di essere ancora in Africa e non capiamo dove siamo, è un mix culturale impensabile; ma mentre pensiamo così, non sapevamo che il bello doveva ancora venire.

Il proprietario è incuriosito dalla nostra presenza e ci chiede da dove arriviamo, quando gli diciamo “Italia” lo vediamo correre via, inizialmente non abbiamo capito il perché, ma poi lo vediamo prendere il telecomando e, all’improvviso, sentiamo le voci di Albano e Romina Power che cantano “Felicità”, più trash di così non si può!

Lui è tutto contento di avere delle canzoni italiane e ci dice “in vostro onore”, ma sono una peggio dell’altra e non possiamo non ridere come 2 cretini; siamo passati da Albano e Romina Power, incubo della mia infanzia, a Renato Carosone, alla Pausini e Ramazzotti dei primi anni…una situazione tragicomica, però apprezziamo comunque il suo gesto di ospitalità.

Finiamo di pranzare, mentre ci divertiamo a scommettere quale sarà il prossimo cantante o la prossima canzone, e poi ripartiamo.

Da qui facciamo una tirata unica fino a Yamousoukro, ci fermiamo solo per una “tappa tecnica” vicino a una coltivazione di alberi della gomma e, più avanti, dove si trova un piccolo mercato locale di frutta e verdura, dove scattiamo qualche foto.

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Alle 16,00 arriviamo a Yamousoukro e come prima cosa andiamo a visitare la Basilique de Notre Dame de la Paix (Basilica di Nostra Signora della Pace), è una falsa copia della Basilica di San Pietro in Vaticano, anche se i materiali con cui è stata costruita sono, indubbiamente, meno pregiati ed inoltre manca tutta la chiesa; in effetti c’è solo la cupola e una replica, in miniatura, del colonnato, anche se mancano diverse colonne.

Dentro la basilica è moderna, anche perché è stata edificata solamente nel 1989; pare che abbiamo speso circa 300 milioni di dollari americani, un po’ un controsenso per uno dei paesi più poveri al mondo.

Non ci fa impazzire ma la visitiamo comunque, perché, anche se ci sembra assurda, pensiamo che vada comunque vista; inoltre il sole sta tramontando dietro alla cupola e il cielo si tinge dei colori caldi tipici di un tramonto africano, da questa prospettiva la finta San Pietro sembra quasi bella.

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Prima di andare in hotel facciamo una sosta vicino al Palazzo che venne fatto costruire da Houphouet-Boigny quando era presidente; la sua famiglia vive ancora qui, mentre lui vi è stato sepolto, adesso è un edificio privato e quindi non può essere visitato.

E’ un palazzo gigantesco, ha un muro perimetrale lungo 5 km, e, lungo un lato, si trova quello che sembra un largo fossato, ma in realtà è un lago; al suo interno si trovano diversi Coccodrilli del Nilo, che sono stati fatti portare qui dall’ex presidente.

Dopo aver scattato qualche foto a un gruppo di sonnolenti coccodrilli è venuto il momento di andare in hotel a riposarci; oggi è stata una lunga giornata.

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Data di inserimento: 
Giovedì, Febbraio 28, 2019