Ferkessedougou e Korhogo non sono lontane, solo un’ora di auto, anche se non è una delle strade migliori della Costa d’Avorio da percorrere.

Prima di entrare in Korhogo ci fermiamo al villaggio di Koni, conosciuto come il villaggio dei fabbri.

Abbiamo diviso in due momenti la visita a questo villaggio, la prima parte oggi, la seconda parte invece sarà domani mattina; il motivo è molto semplice: vogliamo assistere a tutto il procedimento di estrazione del ferro e, siccome impiegano fino a 24 ore, dobbiamo per forza venire in 2 volte.

Oggi abbiamo assistito alla prima parte del procedimento, ma ve lo racconto domani, quando vedremo anche la parte restante. 

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Dopo aver visitato il villaggio dei fabbri di Koni, e dato loro l’appuntamento per domani mattina, ci dirigiamo verso Korhogo, dove, una volta arrivati, cerchiamo un posto dove mangiare, non vogliamo andare in hotel perché sono notoriamente lenti e non vogliamo perdere tempo, meglio un ristorantino in città.

Dopo pranzo, come prima cosa, andiamo a fare un giro al mercato; inutile dire che adoriamo i mercati, soprattutto quelli africani, e appena ne abbiamo l’occasione ne visitiamo uno.

Il mercato, o Grand Marché di Korhogo

Il mercato di Korhogo, conosciuto con il nome di Grand Marché, è molto grande e per girarlo tutto servirebbe mezza giornata; noi vogliamo fare un giro e vedere le cose principali e incontrare la gente.

Scendiamo dalla macchina e ci addentriamo nel mercato, nella parte lontano dalla strada c’è anche meno caldo poiché le bancarelle hanno tutte una copertura per ripararle dal sole.

Come prima cosa vediamo la zona dove si trovano conchiglie, parti di animale ed erbe che servono da portare il feticheur affinché realizzi pozioni e feticci, qui si trovano anche anelli e bracciali, che solitamente si comprano e poi si portano al feticheur in modo che questo possa benedirli e li faccia diventare dei porta fortuna, infine vendono anche i profumi che vengono prescritti dal guaritore.

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Girando per il mercato vediamo anche tante altre merci in vendita: blocchi di sale che arrivano da chissà dove, vari strumenti musicali ricavati dalle zucche, tamburi di ogni forma e dimensione, i cappelli dei Fulanie ogni tipo di abbigliamento.

C’è anche una parte del mercato dove si trovano i sarti, quelli da donna sono tutti allineati a sinistra e quelli da uomo tutti a destra; è possibile comprare una stoffa, recarsi dal sarto, accordarsi sul modello di vestito desiderato e, in poco tempo, l’abito sarà pronto. 

Una grande parte del mercato è dedicata agli alimenti: frutta, verdura, carne, pesce, cereali, legumi secchi e montagne di igname (yam); questa è una delle parti che preferisco: i colori, gli odori, le piramidi ordinate di pomodori, le ceste di aglio e di cipolle, i banchi stracolmi di ogni genere di spezia o di pesci essiccati…sono una gioia per i sensi.

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Una zona del mercato di Korhogo è dedicata alle stoviglie e a tutto ciò che può servire per cucinare, questa parte è un po’ meno interessante, ma facciamo lo stesso un giro; vendono anche dei recipienti in terracotta di ogni dimensione e forma e anche le ciotole che vengono utilizzate per bere e con cui ci hanno offerto la birra di miglio al villaggio Senoufo Lameca3.

Non lontano si trovano anche gli anelli di paglia che vengono utilizzati dalle donne per poter trasportare i pesi sulla testa, hanno un certo fascino e siamo stati tentati di comprarne uno ma poi abbiamo desistito.

Al mercato si vende anche il sapone, l’olio di palma, la benzina e ogni altro genere di prodotto; infine si trova anche una zona dedicata agli animali vivi: ci sono alcune galline e galli chiusi nelle gabbie, mentre le capre girano libere per la strada in attesa di essere comprate.

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E’ sempre bello gironzolare per i mercati, conoscere la gente e scambiare due chiacchiere, ma purtroppo dobbiamo andare e proseguire la nostra esplorazione di Korhogo e i suoi dintorni; prossima fermata: gli intagliatori del legno.

Il quartiere degli intagliatori del legno di Korhogo

A Korhogo c’è un intero quartiere dove si trovano gli artigiani del legno; i Senoufoinfatti sono abili intagliatori e realizzano maschere e statue molto belle.

Arriviamo, parcheggiamo e facciamo un giro per le strade sterrate e polverose; in quasi tutte le case ci sono artigiani che stanno lavorando, ci avviciniamo e ci mostrano come intagliano.

Ognuno di loro ha, alle loro spalle, una o più stanze piene di oggetti in legno, soprattutto maschere e statue.

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Facciamo un giro in alcuni laboratori per vedere se c’è qualcosa che ci piace particolarmente; abbiamo già comprato diverse cose ma non si sa mai quello che si può trovare di bello.

Sono tutti molto gentili, ci invitano ad entrare nelle loro case adibite a show room, ma senza essere insistenti, anzi sembrano divertiti della nostra presenza.

Seguiamo un ragazzo che ci vuol far vedere il suo negozio e finiamo nel cortile di casa sua dove c’è una donna che sta cucinando del riso, anche se hanno delle case e non più delle capanne hanno mantenuto la tradizione di avere la cucina a terra con il fuoco in mezzo al cortile; lei ci accoglie con un sorriso mentre continua a cucinare.

Il negozio di questo ragazzo è davvero molto bello ed è inutile dire che abbiamo comprato una maschera, a dire la verità è una maschera enorme, chissà come faremo a portarla a casa, ma era troppo bella non potevamo lasciarla qui!

Gli antiquari di Korhogo

Oltre al quartiere degli artigiani, dove si possono trovare bellissimi oggetti ma di nuova fattura, a Korhogo esistono anche alcuni antiquari che, nel corso degli anni hanno accumulato un’ingente quantità di oggetti in legno, come maschere, statue altri oggetti di uso comune, come portagioie o altri recipienti, cucchiai o piccole decorazioni e statuette in bronzo; noi andiamo da Souleymane Arachi, che si trova nel quartiere di Hassabougou.

Entriamo nel suo cortile e quasi tutti gli edifici del suo compound straripano di oggetti, è anche difficile riuscire a distinguere gli oggetti da tanto sono stipati; ha talmente tanti oggetti che ha riempito alcuni locali anche dalla parte opposta della strada.

Ha tantissimi oggetti meravigliosi, compreremmo di tutto, in particolare ha alcune statue Baule bellissime ma, oltre ad essere enormi, sono anche pesantissime; è un peccato ma sono davvero impossibili da portare a casa in aereo.

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Ci dividiamo e iniziamo a cercare nelle varie stanze oggetti che, più di altri, ci colpiscono; compreremmo davvero di tutto, ma alla fine dobbiamo fare delle scelte.

Prendiamo due maschere Senoufo e una testa che sembra un coccodrillo, ci ricorda molto la maschera che usano i Senoufo e che sputa fuoco, ma non sappiamo se sia proprio quella o un’altra maschera, magari invece è una maschera Senoufo o di un’altra tribù; dovremo fare delle ricerche per scoprire la sua origine.

In un angolo di una stanza polverosa e piena di oggetti abbiamo visto quella che, a prima vista, ci era sembrata una statua ma, guardandola attentamente ci siamo accorti che in realtà era un contenitore, ci dirà poi l’antiquario che era un porta gioielli; è bellissimo il coperchio ha la forma di una testa di un uomo con la barba scolpito nel legno, mentre il corpo è arrotondato, è di legno e ricoperto di conchiglie, che sembrano essere state incastonate tanto tempo fa.

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Impossibile non comprarlo! Già mi immagino come starà sul nostro mobile insieme agli altri oggetti africani, comprati nei nostri viaggi.

Meglio che andiamo via da qui perché altrimenti dilapidiamo il nostro patrimonio!

Fakaha, il villaggio dei pittori e di Pablo Picasso

Lasciamo Korhogo e prendiamo una strada sterrata che si avventura nella vegetazione lussureggiante, la terra è rossa e il contrasto con il verde brillante delle piante e il blu del cielo è spettacolare.

Impieghiamo circa un’ora per raggiungere il villaggio di Fakaha.

Questo è un villaggio di pittori che utilizzano una particolare tecnica di pittura e realizzano dei dipinti che hanno uno stile inconfondibile; avremmo potuto trovare dipinti simili anche a Korhogo, ma noi abbiamo voluto venire fino a qui perché questo villaggio ha una storia unica da raccontare.

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Pablo Picasso, durante uno dei suoi viaggi africani, è giunto fino a questo villaggio perché aveva saputo che in questa zona c’erano dei pittori che realizzavano alcuni dipinti e lo incuriosivano molto.

Si è recato qui in tutto 3 volte, la prima volta fu così colpito da questi pittori tanto da spingerlo a tornare altre due volte.

Abbiamo incontrato un pittore che ricorda benissimo le visite di Pablo Picasso, la prima volta lui era ancora un bambino e quindi non ebbe particolari contatti con lui, ma la terza volta ha avuto il privilegio di dipingere con lui e ricorda benissimo ogni particolare di quei momenti.

Quando ne parla si capisce quanto sia sta importante per lui, nonostante non riesca a comprendere a pieno quanto la sua esperienza sia stata unica; qui al villaggio conservano anche un dipinto realizzato da Picasso durante una delle sue visite, mi chiedo se sappiamo quanto possa valere…

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Il nostro amico pittore ci racconta che in origine qui al villaggio dipingevano solo utilizzando un pezzo di ferro triangolare, il triangolo era, ed è, molto alto e con la base molto piccola; intingevano la base del triangolo nel colore e tracciavano delle linee sulla tela di cotone.

Fu Pablo Picasso che portò loro i pennelli, da quel momento i pittori del villaggio adottarono i pennelli, o oggetti simili, per realizzare i loro dipinti; il nostro amico, ad esempio, sta usando uno spazzolino da denti, però non hanno abbandonato del tutto il triangolo di ferro.

Utilizzano solamente 3 colori, tutti di origine naturale: un color mattone, che viene ricavano dalle rocce presenti in questa zona, il marrone, che viene ricavato dalla corteccia di un albero, e il nero, che viene ricavato dal mais fermentato.

Il nero ha una particolarità unica: per ottenere un dipinto nero prima si dipinge con il marrone e, successivamente, con una spugna si passa il nero; questo procedimento trasforma il marrone in nero ma non colora la tela, che rimane bianca.

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Ci dicono che è l’unico villaggio Senoufo dove dipingono ancora utilizzando il metodo tradizionale, in passato avevano diversi visitatori e riuscivano a vendere i loro dipinti, adesso invece a Korhogo ci sono alcuni pittori che realizzano dipinti simili e molti viaggiatori non si avventurano più qui al villaggio, a mio parere sbagliando perché per noi è stata un’esperienza unica.

Ovviamente abbiamo comprato un dipinto, sono proprio belli e particolari; una visita al villaggio merita, non solo per lo shopping, ma anche per scoprire una storia unica su Pablo Picasso e per incontrare persone genuine che ci hanno accolto a braccia aperte.

Incontriamo anche alcune donne che stanno filando il cotone, probabilmente realizzeranno le tele per i pittori.

Quando decidiamo che è giunta l’ora di ritornare a Korhogo un po’ ci spiace perché ci è piaciuto molto questo villaggio e la gente che vive qui e che realizza questi capolavori; invito tutti a venirli a trovare!

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