Ci troviamo nel Parco Nazionale Kruger in Sudafrica e lo stiamo percorrendo tutto, da nord a sud; stamattina ci siamo svegliati molto presto, fuori è ancora buio ma noi ci alziamo e ci prepariamo, facciamo colazione sul nostro terrazzo e poi carichiamo la macchina e partiamo.

Usciamo dal gate del Shigwenzi Rest Camp e ci dirigiamo verso la S50 che corre lungo il fiume in secca, persistono solo alcune pozze d’acqua dove si radunano gli animali; mentre percorriamo la strada, al di là del fiume, sta sorgendo il sole: che meraviglia!

I colori dell’alba sono belli tanto quanto quelli del tramonto, ma sono differenti, un po’ più freddi solitamente, tendono al rosa anziché al rosso e all’arancio.

Ci godiamo il panorama mentre percorriamo la strada alla ricerca di animali.

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Arriviamo alla Kenniedood dam, non c’è molta acqua e sembra non esserci nessuno ma ci fermiamo lo stesso ad osservare con il binocolo: poco lontano nel letto del fiume c’è un branco di impala, mentre più lontano, invisibile ad occhio nudo, vediamo una sagoma che cammina sinuosa, non riusciamo a vedere cosa sia, è troppo lontana, ma la movenza è quella di un felino, sarà un leopardo? 

Rimarremo sempre con il dubbio perché non c’è modo di avvicinarsi più di così, inoltre, poco dopo, si è infilato nella vegetazione, da quel momento non lo abbiamo più visto.

Proseguiamo lungo la S50 e vediamo un elefante lungo la sponda del fiume, sta dormendo, ogni tanto si sveglia, mangia un ciuffetto di erba e poi dorme di nuovo; gli elefanti dormono in piedi appoggiando la proboscide al terreno e restano lì immobili.

Poco più avanti vediamo un intero branco di elefanti che attraversano prima il fiume in secca, poi risalgono lungo la banchina sabbiosa ed infine attraversano la strada poco lontani da noi; che bello vedere che ci sono così tanti cuccioli, una speranza per questi animali minacciati dall’estinzione.

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Finalmente troviamo una pozza d’acqua nel greto del fiume e qui avvistiamo diversi uccelli acquatici tra cui le becco a spatola africane (African spoonbill), le cicogne becco giallo (yellow-billed stork), gli aironi cenerini (grey heron) e le cicogne collo lanoso (wolly-necked stork); inoltre in acqua ci sono anche diversi coccodrilli del Nilo (Nile crocodile).

Ad un certo punto della S50 decidiamo di tornare indietro verso il Shigwenzi Rest Camp e da lì imbocchiamo la S 134, da qui prendiamo la deviazione che conduce ad una pozza che però è asciutta ma, nelle sue vicinanze, abbiamo avvistato le giraffe; inoltre lungo il percorso avvistiamo l’airone golia (Goliath heron) che non si chiama così a caso, infatti è alto 50 cm, diversi storni (starling), alcuni bufali, i timorosi kudu e alcune antilopi d’acqua (waterbuck) che, appena ci vedono, scappano nella boscaglia.

La S 134 ci conduce sulla H 1-6 che è una strada principale, ne percorriamo solo un breve tratto, fino ad imboccare la S 52 che corre lungo le sponde di un fiume.

Qui non c’è nessun’altra auto, ci siamo solo noi, inoltre il paesaggio è splendido, per un breve tratto abbiamo anche dei compagni di viaggio quadrupedi: alcuni impala infatti camminano davanti alla nostra auto, sembra che ci vogliano accompagnare da qualche parte: un sorriso per la Go Pro che vi riprende dal cofano della nostra auto please!

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Lungo questa strada non facciamo avvistamenti eccezionali ma ci godiamo il paesaggio; avvistiamo comunque alcune gnu e diverse giraffe, che ci guardano incuriosite da dietro i cespugli o che ci attraversano correndo con la loro innata eleganza.

La S 52 ha diversi loop che conducono sulla sponde del fiume, sia da un lato sia dall’altro, e consentono di osservare se ci sono animali, soprattutto dove persistono delle pozze di acqua.

Ci fermiamo lungo uno di questi loop e ci beviamo un caffè mentre ci godiamo il panorama.

Percorriamo tutta la strada in entrambi i sensi e ci ritroviamo sulla H 1-6 che, in questo tratto, ha alcune deviazioni che portano alle pozze; andiamo alla Olifantsbad, il nome promette bene, infatti significa “dove fanno il bagno gli elefanti” ma, non solo non ci sono elefanti, non c’è nemmeno l’acqua.

Visto che è ora di pranzo e che, soprattutto, abbiamo fame, decidiamo di fermarci qui a pranzare; ovviamente non possiamo scendere dalla macchina, ma ieri sera abbiamo preparato tutto nella borsa termica, quindi…Bon Appetite!

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Gli elefanti li troviamo non molto lontano, sono un bel branco e sono in marcia, probabilmente sono alla ricerca di acqua; è sempre bello vederli, potremmo rimanere ore a guardarli.

Avvistiamo anche una bellissima aquila appollaiata su un ramo e diverse zebre che restano lì impalate nel nulla con lo sguardo fisso a scrutare l’orizzonte, sembrano tante vedette; ogni tanto qualcuna si mette a brucare ma poi torna ad osservare che non ci siano pericoli incombenti.

Lungo la H 1-6 si trova anche un grande masso che segna il passaggio del parallelo del Tropico del Capricorno; qui si può scendere dall’auto per scattare qualche fotografia o selfie, ma non ci sono recinzioni, quindi bisogna prestare molta attenzione e scendere a proprio rischio e pericolo, o, come ricorda il cartello affisso dai ranger del San Parks, “at your own risk”.

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Noi scendiamo e scattiamo un paio di selfie, direi che sono quasi di rito, poi risaliamo in auto e ripartiamo.

Imbocchiamo un’altra pista, la S 143; lungo questa strada avvistiamo un nototrago dalle orecchie nere o antilope del Capo (grysbok), alcune otarde, tra cui l’otarda di Kori, l’uccello in grado di volare più pesante al mondo, e, in prossimità di una pozza, vediamo diverse zebre e gli tsessebe, questi ultimi non sono facilissimi da avvistare poiché vivono in zone boschive e, spesso, scappano quando sentono il rumore delle auto, ed essendo le antilopi più veloci di tutte, in un attimo scompaiono nella vegetazione.

Proseguiamo il nostro safari guidando verso sud e ci fermiamo nei pressi di una pozza creata artificialmente, qui c’è acqua e quindi si trovano anche diversi animali: un branco di zebre arriva a bere, mentre alcuni ippopotami restano immersi nello specchio di acqua; sono presenti anche diversi uccelli come ad esempio il testa a martello (hammerkop) e diversi aironi.

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Ad un’altra pozza vediamo diversi elefanti che sono giunti qui per bere e per bagnarsi con il fango per rinfrescarsi e per proteggersi dal sole e dagli insetti; anziché beve l’acqua della pozza, allungano le loro proboscidi e bevono direttamente dal serbatoio (reservoir) che raccoglie l’acqua piovana e che contiene l’acqua estratta dal sottosuolo, questa è sicuramente più pulita rispetto all’acqua della pozza.

In questa zona vediamo tantissimi elefanti, impossibile contarli; siamo innamorati di questi bestioni così intelligenti e belli!

Percorriamo un ultimo tratto di H 1-6, nel punto in cui si trova la confluenza di due fiumi, scattiamo qualche fotografia e poi proseguiamo.

Poco dopo arriviamo al Mopani Rest Camp, è facile intuire il motivo del nome di questo campo, siamo completamente circondati dagli alberi di mopane con i loro meravigliosi colori autunnali.

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