Dopo un po’ di relax oggi pomeriggio partiamo dal nostro lodge, che si trova in prossimità del Lago Eyasi, in Tanzania, e, con una guida locale, Charles, andiamo a visitare un villaggio dei Datoga, una popolazione che vive secondo usanze antiche e tradizionali.

Lasciamo presto la strada principale e imbocchiamo una strada sterrata secondaria, ci lasciamo alle spalle il villaggio principale della zona, dove si coltivano le cipolle rosse e dove vivono più popolazioni, tra cui i Masai, i Datoga, gli Iraqw o Mbulu.

Proseguiamo lungo una strada un po’ accidentata e, poco dopo, arriviamo al villaggio; parcheggiamo la nostra auto non lontano dal recinto spinoso, realizzato con i cespugli di acacie, che protegge il villaggio.

Entriamo dall’ingresso e la nostra guida ci insegna le parole essenziali per poterli salutare, i Datoga infatti parlano la loro lingua, solo alcuni di loro comprendono lo swahili, ma nessuno parla inglese.

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Le donne ci sorridono felici e la nostra guida ci spiega che sono felici quando qualcuno si reca al villaggio in visita, poiché credono che porti fortuna; ci fa piacere questa cosa, perché a volte, quando si visitano i villaggi delle popolazioni, abbiamo sempre un po’ la sensazione di essere invadenti, mentre sapere che sono felici per la nostra presenza ci fa piacere.

Scattiamo un po’ di fotografie alle donne, due di loro hanno il tatuaggio tradizionale, si tratta in realtà di scarificazioni, che realizzano con una punta di un coltello, tutto intorno agli occhi, come se fosse una mascherina; oggi viene sempre meno praticato, anche per questioni di salute e di igiene, quindi è sempre più raro trovare persone che ce l’hanno.

Sono divertiti dal fatto che facciamo loro fotografie e sono compiaciuti della nostra curiosità in merito alle loro tradizioni.

Ci fanno entrare in una casa rettangolare, costruita con pali di legno e fango, sul tetto, che è realizzato in paglia, si trova una fila di piante di aloe vera.

Dentro c’è una grande stanza, che è il luogo dove dormono i componenti della famiglia, ma talvolta i ragazzi maschi dormono all’esterno; mentre il capo villaggio dorme nell’altra stanza, più piccola, dove si trova un giaciglio e la cucina.

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Il villaggio è costituito da una sola famiglia, il capo villaggio solitamente ha più di una moglie e ogni moglie ha la sua capanna dove vive con i suoi figli.

I Datoga sono abili fabbri, così andiamo nella parte del villaggio dove lavorano il ferro ed altri metalli; gli uomini ci mostrano come fondono i materiali ferrosi di recupero per ricavare la materia prima per poi lavorarla.

Posizionano gli oggetti da fondere sotto le braci e con i mantici mantengono vivo il fuoco, quando le braci cambiano colore il metallo si è fuso; a quel punto lo fanno colare in una forma all’interno della quale si solidifica, da lì poi, utilizzando un fuoco meno caldo, ottenuto bruciando lo sterco di mucca, modellano il metallo per realizzare gli oggetti desiderati.

Realizzano bracciali per le donne e altri oggetti, tra cui le lance delle frecce che vendono agli Hadzabe in cambio di miele o di soldi.

Le frecce le realizzano anche a freddo, uno di loro infatti prende un chiodo molto lungo, circa 15 cm, ed inizia a batterlo, utilizzando come base un incudine; ci mette circa 20 minuti ma fa un lavoro di precisione, la freccia sembra una lancia in miniatura molto affilata con una serie di uncini per far si che l’animale, soprattutto i babbuini, una volta colpiti dalla freccia, non riescano ad estrarla.

Scattiamo diverse foto e loro sono divertiti, è una delle popolazioni più ospitali che abbiamo mai visitato.

E’ stato davvero molto interessante e piacevole come visita; ovviamente abbiamo comprato la punta della freccia che hanno realizzato per noi e anche un braccialetto in alluminio fatto con le lattine di bibite riciclate e fuse.

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