A circa 30 km a sud di Shakawe c’è una deviazione, ben indicata con un cartello dell’UNESCO, che conduce alle Colline di Tsodilo; la strada è sterrata ed è lunga 40 km, ma è in buone condizioni fino all’ingresso, quindi si può procedere a velocità sostenuta.

Tempo fa la strada che conduceva alle Colline di Tsodilo era molto difficoltosa da percorrere, bisognava procedere a 10 km/h e quasi nessuno vi si recava a visitarle; ora invece, con la strada nuova, qualche visitatore si avventura da queste parti.

Quando arriviamo all’ingresso principale ci dicono che quello che dovrebbe farci pagare l’ingresso è andato a casa per pranzo, in effetti sono quasi le 2 del pomeriggio; ci fanno entrare dall’ingresso che conduce al campeggio dove, lungo la strada, c’è un altro gate che conduce alle colline.

Qui la strada è meno bella ed è un po’ sabbiosa, noi con il nostro fuoristrada non abbiamo problemi, ma non è una strada facilmente percorribile con una macchina normale.

Le colline sono quattro, la più grande è la Male, che significa “uomo”, accanto si trova la Female, che significa “donna” e un po’ più distanti si trovano la Child, “bambino” e la No Name, “nessun nome”.

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Sono colline granitiche ed alte, la Male infatti è il promontorio più elevato di tutto il Botswana; il loro profilo è molto bello.

La strada sterrata termina in un parcheggio dove c’è un’altra macchina parcheggiata, è vero che le 2 del pomeriggio e nonè l’orario ideale per visitarle, visto che fa molto caldo, però c’è davvero poca gente; è un peccato perché secondo noi meritano di essere viste.

Parcheggiamo e una donna San ci viene incontro, non si possono percorrere i trail senza una guida locale, lei sarà la nostra guida; parla un inglese un po’ stentato ma si fa capire e questo è sufficiente per spiegarci il significato dei dipinti e anche l’utilizzo di alcune piante nella cultura dei San o Boscimani (Bushmen).

Prima di avventurarci nella visita visitiamo il piccolo museo che si trova vicino all’ingresso, sono esposti alcuni oggetti che sono stati ritrovati nelle vicinanze delle Colline di Tsodilo, come ad esempio utensili e gioielli appartenuti ai San che vivevano in questi luoghi migliaia di anni fa.

Ci sono anche dei pannelli raccontano al visitatore molte informazioni riguardo le Colline di Tsodilo, coloro che le hanno abitate e dipinte e anche le popolazioni per le quali queste colline sono sacre ancora oggi.

Il museo, anche se piccolo, è molto interessante ed è ben realizzato, merita sicuramente una visita ed è compreso nel costo d’ingresso.

I percorsi sono quattro e noi decidiamo di percorrere il Rhino trail, quello più breve, che poi è quello che percorre la maggior parte dei visitatori che si recano qui; c’è anche un percorso che prevede di arrampicarsi sulla collina Female, ma serve un po’ di preparazione, visto che il sentiero si snoda tra le rocce, e anche un po’ più di tempo.

Sulle pareti rocciose si possono ammirare i dipinti degli antenati dei San e di alcune popolazioni Bantu, di cui si sanno pochissime informazioni; i dipinti rossi, realizzati con il sangue mischiato alla terra rossa, pare che siano stati realizzati dai San, mentre i Bantu sembra che abbiamo dipinto i disegni bianchi, che invece sono stati realizzati con i gusci delle uova di struzzo.

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I dipinti ritraggono soprattutto animali selvatici, come ad esempio i rinoceronti, gli eland, i kudu, i leoni, le giraffe, i conigli; ma sono presenti anche figure umane, come ad esempio il cacciatore o alcuni oggetti, come le pelli di animale, che venivano utilizzate per realizzate gli indumenti.

Lungo il percorso c’è una roccia che sembra avere la forma dell’Africa, è davvero simile al profilo del continente, è eccezionale.

Abbiamo scattato diverse fotografie ai dipinti, che sono stati impressi su queste pareti più di 3.000 anni fa, è davvero impressionante.

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Paghiamo la nostra guida 20 $US, che non sono affatto pochi se paragonati allo stipendio medio qui in Botswana, ma questa è la tariffa delle guide qui a Tsodilo.

Visto che per oggi la nostra guida ha finito di lavorare, le diamo un passaggio in auto fino all’ingresso principale, da lì lei proseguirà a piedi per tornare al suo villaggio, mentre noi riprendiamo la strada sterrata che ci ha condotto fino a qui e ritorniamo sulla A35, da dove proseguiamo per Shakawe dove si trova il nostro campsite, l’ultimo in Botswana, per questo viaggio almeno.

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