Abomey era la capitale dello spietato regno di Dahomey dei Fon, oggi è una tranquilla cittadina che conserva alcuni edifici appartenuti al regno, che, per un periodo, riuscì a fronteggiare gli eserciti colonialisti.

I Palazzi Reali di Abomey sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1985, gli edifici sono ora un museo che testimonia la potenza dell’antico regno e conserva, tra le altre cose, le spoglie mortali dei re, alcuni arredi e accessori dell’epoca ed anche alcuni templi.

Abomey venne fondata dall’etnia Fon attorno al 1625 e vide prosperare il suo regno e i suoi palazzi grazie alle ricchezze derivanti dal mercato degli schiavi.

I re di Dahomey furono sovrani dispotici e sanguinari che diedero vita a cerimonie con sacrifici umani, intrapresero una lunga serie di guerre e furono tra i principali responsabili nella tratta degli schiavi dell’Africa occidentale; nello specifico, grazie ai loro armamenti, rapivano uomini e donne di altre etnie e li scambiavano con gli europei per aver in cambio soprattutto armi, ma anche oggetti di manifattura occidentale.

La cittadella reale era circondata da un alto muro perimetrale, lungo quasi dieci chilometri, ed era protetta da un fossato non molto profondo, dove venivano piantate le acacie spinose, un sistema difensivo naturale ma molto efficace.

All’interno delle mura si trovavano i palazzi reali, i templi, gli altari sacrificali, i villaggi per i membri della corte, le caserme, i mercati e le piazze.

I re che si susseguirono alla guida del regno di Dahomey vollero dare il loro contributo ad abbellire la città e lasciare un segno della loro potenza, ognuno di essi costruì un nuovo palazzo, che contribuì ad ampliare il palazzo esistente, ed inoltre ampliarono sempre più la città, che arrivò ad accogliere fino a 10.000 persone.

Oggi rimangono solo 2 dei 12 palazzi reali originari, i loro muri sono ancora decorati con bassorilievi raffiguranti i simboli degli antichi re del Regno di Dahomey; gli altri edifici sono andati distrutti dopo che l’ultimo re Behanzin, sconfitto dai francesi, diede fuoco alla città prima di fuggire.

I bassorilievi fungevano da archivio storico in un periodo di assenza di documenti scritti, riportano eventi importanti nella vita del regno dei Fon, come ad esempio battaglie vittoriose, miti, rituali e ovviamente la potenza e la grandiosità dei regnanti.

All’interno dei palazzi si trovano numerosi oggetti appartenuti all’antico regno tra cui i troni dei re tra i quali spicca il trono del re Ghézo che poggia su quattro teschi di nemici.

Interessanti sono anche gli arazzi, che come i bassorilievi venivano usati per documentare e celebrare la potenza del regno, riportano scene di guerra e raffigurano scene raccapriccianti di uomini decapitati e di un re che utilizza la gamba amputata di un nemico come arma.

In uno dei cortili due palazzi si trova un tempio costruito con argilla mischiata a polvere d'oro e sangue umano, la leggenda vuole che sia stato costruito per placare gli spiriti di alcune mogli di Ghézo, ritenute infedeli, che vennero mangiate vive dalle formiche dopo essere state ricoperte da olio di palma.

In alcuni cortili sono presenti molti cannoni olandesi, inglesi e portoghesi allineati lungo le mura perimetrali; erano la merce di scambio più apprezzata dai Fon in cambio degli schiavi: ogni valeva 21 ragazze oppure 15 uomini che venivano ceduti agli occidentali come schiavi.