Oggi abbiamo visitato il Parco Nazionale di Nxai Pan, che fa parte del complesso dei Makgadikgadi Pans in Botswana; costituisce la porzione che si trova più a nord e più vicino al Delta dell’Okavango.

Tutta questa area faceva parte, in epoca preistorica, del bacino di un superlago, che si stima avesse un’estensione di 80.000 kmq.

Il Parco Nazionale di Nxai si trova a nord della strada che da Gweta conduce a Maun, lungo questa strada si trova anche l’unico ingresso al parco, a circa 60 km a ovest di Gweta.

Il parco è costituito da due aree, che complessivamente coprono un’area di 2.658 kmq: lo Nxai Pan e il Kgama-kgama Pan a nord e i Baobab di Baines e il Kudiakam Pan a sud; la parte nord del parco è una zona protetta già dal 1970, mentre la zona meridionale è stata aggiunta solamente nel 1992, quando a tutta l’area è stato riconosciuto lo status di parco nazionale.

Noi partiamo prestissimo dal Planet Baobab e, quando arriviamo sulla A3, la strada principale, alla nostra sinistra vediamo un’alba spettacolare dai caldi colori aranciati.

Noi svoltiamo a destra e percorriamo la strada che ci separa dall’ingresso del parco; lungo questa strada è bene guidare con prudenza poiché, siccome fa da confine al Parco Nazionale di Makgadikgadi, capita spesso che, a bordo strada, ci siano degli animali; noi abbiamo visto diversi raficeri capestri (steenbok), orici (gemsbok), diverse specie di otarie (bustard and korhaan) e uno gnu solitario.

Quando arriviamo al gate del parco non c’è nessuno, chiamiamo più volte ed alla fine arriva un ranger, ci dice che ha terminato il blocchetto per dare le ricevute dei pagamenti degli ingressi, quindi non può farci pagare e ci suggerisce di pagare quando passeremo da Maun, dove si trova l’ufficio del Department of Wildlife & National Parks del Botswana.

Ci dice che è meglio che percorriamo la vecchia strada, poiché quella nuova quest’anno è stata danneggiata dalle abbondanti piogge; sgonfiamo le gomme e partiamo.

La strada si dirige diritta verso nord e, in questo periodo dell’anno, quindi in stagione secca, non è molto panoramica: la vegetazione è praticamente inesistente e ci sono pochi animali, in compenso le piste sabbiose sono facilmente percorribili; se si decide di venire qui durante la stagione delle piogge bisogna essere molto abili e saper guidare sul fango.

Dopo circa 50 km arriviamo a quello che era l’ingresso del parco fino al 1992, quando i suoi confini sono stati estesi, fino a comprendere tutta la zona a sud; qui si trovano alcuni edifici, che sono le case dove vivono i ranger, inoltre c’è un ufficio dove poter trovare alcune informazioni interessanti sul parco.

C’è anche un edificio a forma di capanna tradizionale, al suo interno c’è un negozio che vende un po’ di tutto; è molto rifornito ed è un luogo perfetto per fare la spesa, sia per coloro che trascorrono nel parco qualche giorno, sia per chi, come noi, lo visita in giornata.

Da questo punto il fondo della strada cambia completamente, qui entriamo sullo Nxai Pan, e la pista diventa compatta, dura e bianca; ci sono più strade che conducono alle varie pozze che, durante la stagione delle piogge, si riempiono di acqua e, successivamente, si asciugano progressivamente, fino ad essiccarsi completamente.

Solo una pozza è perenne, perché alimentata artificialmente, questo per fornire acqua agli animali che decidono di rimanere a vivere in questo luogo tutto l’anno; ci dirigiamo direttamente qui, perché è il luogo dove si hanno maggiori probabilità di avvistamenti durante la stagione secca.

Durante la stagione delle piogge il paesaggio qui è molto verde e ricoperto da praterie e da queste terre transita una delle più grandi migrazioni di zebre; provengono da nord, dal Delta dell’Okavango e dal Chobe, e sono dirette verso il fiume Boteti che, soprattutto negli ultimi anni, ha acqua durante tutto l’anno e quindi è un luogo perfetto, per gli erbivori dipendenti dall’acqua, durante la stagione secca.

Adesso invece, i pochi animali presenti nel parco appartengono prevalentemente a specie che non sono strettamente dipendenti dall’acqua, quindi possono resistere anche alcuni giorni senza bene; comunque, appena ne hanno l’occasione, si recano all’unica fonte l’acqua, che in questi mesi è costituita unicamente da questa pozza.

Quando arriviamo troviamo un branco con oltre cento antilopi saltanti (springbok) in prossimità dall’acqua e, poco lontano, una piccola mandria di gnu; vediamo anche due sciacalli della gualdrappa (black-backed jackal) che si aggirano furtivi, li si avvista spesso presso le pozze, poiché si posizionano in prossimità dell’acqua in cerca dell’occasione di un pasto.

Ci appostiamo anche noi e aspettiamo, sappiamo che basta aspettare e, poco alla volta, gli animali arriveranno; dopo pochi minuti infatti arriva un branco di kudu maggiori (greater kudu), guidati da un maschio meraviglioso, si avvicinano titubanti, come sempre, e ci mettono un po’ di tempo prima di fidarsi e bere.

Ad un certo punto all’orizzonte, vediamo il profilo inconfondibile di un maestoso elefante, che si avvicina a passo sostenuto nella direzione della pozza; è bellissimo e, quando arriva, gli altri animali si allontanano, come per lasciargli spazio.

L’elefante inizia a spruzzarsi il fango sulle zampe, sulla schiena e sui fianchi e, poco dopo, entra in acqua e, con la zampa anteriore, muove l’acqua che così lo bagna sulle zampe e sulla pancia, mentre, con l’ausilio della proboscide, si spruzza l’acqua, un po’ fangosa, sulla schiena e sul resto del corpo.

E’ una scena meravigliosa, che abbiamo già visto tante altre volte durante i nostri viaggi, ma tutte le volte ci emoziona sempre; impossibile non filmarlo e fotografarlo.

Quando esce dalla pozza si guarda un po’ in giro e noi cerchiamo di capire le sue intenzioni, non vorremmo essere proprio sul percorso che lui ha in mente di percorrere; ma per il momento sembra non aver voglia di allontanarsi dall’acqua.

Mentre lo osserviamo, all’orizzonte vediamo altri elefanti che stanno arrivano, in tutto sono cinque e, appena, arrivano alla pozza, anche loro iniziano a spruzzarsi il fango e a bagnarsi con l’acqua; una scena spettacolare.

Vorremmo rimanere qui tutto il giorno a guardarli, sono troppo belli ma purtroppo ad una certa ora dobbiamo andare, abbiamo ancora una parte di parco da vedere e la strada per ritornare al gate è abbastanza lunga.

Da qui torniamo indietro, percorrendo la strada che abbiamo percorso all’andata; dopo aver superato gli edifici dei ranger, percorriamo circa 25 km e poi imbocchiamo la deviazione che conduce al Kudiakam Pan e ai Baobab di Baines, svoltiamo e proseguiamo lungo la pista.

Man mano che procediamo nella direzione del Kudiakam Pan la strada diventa sempre meno sabbiosa e sempre più dura e compatta, questo ci consente di proseguire un po’ più spediti, anche se non possiamo superare i 40 km/h, il limite di velocità che vige nel parco.

Volendo avremmo potuto prendere una scorciatoia che attraversa il Kudiakam Pan, ma, anche se siamo durante la stagione secca, ci fidiamo poco ad attraversare la depressione salata; la nostra auto è pesante e non vorremmo trovarci impantanati in qualche punto del pan che non è ancora completamente asciugato dopo la stagione delle piogge.

Proseguiamo lungo la pista principale e ad un certo punto iniziamo a vedere i baobab in lontananza e, man mano che ci avviciniamo, ci rendiamo conto di quanto siano immensi.

Attraversiamo una piccola porzione di pan, prima di giungere ai piedi di questi maestosi alberi millenari; si stima infatti che abbiamo 4.000 o 5.000 anni, sono cresciuti su questa isola rocciosa e da tutto questo tempo sono qui; se potessero parlare chissà quante cose potrebbero raccontare.

In passato vennero utilizzati dagli esploratori, come ad esempio Livingstone e Selous, come punti di riferimento, mentre viaggiavano per queste terre, all’epoca sconosciute, ed è facilmente intuibile il motivo: sono giganteschi e quindi possono essere avvistati da lontano, inoltre restano qui, quasi immutati nel corso dei secoli.

Basti pensare che l’artista ed esploratore Thomas Baines, da cui prendono il loro nome, li dipinse durante una sua spedizione in queste terre nel 1862, e, guardandoli oggi, ci si accorge che poco o nulla è cambiato da allora.

Sono bellissimi con il Kudiakam Pan che si distende, con il suo bianco accecante, ai loro piedi; siamo da soli e il silenzio che c’è qui è pazzesco.

Ad un certo punto sentiamo da lontano il rumore di un auto che sta attraversando il pan, la crosta di sale scricchiola sotto le ruote e sembra che debba rompersi da un momento all’altro.

Scambiamo due chiacchiere con loro quando arrivano, sono portoghesi; impossibile non ammirare e commentare la bellezza di questo luogo, ma si sta facendo tardi e quindi noi risaliamo in auto e ripartiamo.

Percorriamo la stessa strada che ci ha portato fino a qui e, una volta giunti sulla pista principale, percorriamo i 25 km che ci separano dal gate; il sole alla nostra destra sta scendendo verso l’orizzonte e il cielo inizia a colorarsi di colori caldi.

Quando usciamo dall’ingresso manca poco al tramonto, gonfiamo le gomme e imbocchiamo la A3 che ci riporta al Planet Baobab, intanto ci godiamo, negli specchietti retrovisori, uno dei tramonti africani più spettacolari di sempre.

Un altro spettacolare giorno di questo magnifico viaggio si è concluso e non vediamo l’ora che sia domani mattina, quando partiremo per una delle tappe clou della spedizione: la riserva del Kalahari Centrale (Central Kalahari Game Reserve).

etosha pan romina facchi exploringafrica safariadv travel viaggi

Etosha National Park: Etosha Pan - Photo Credits: Romina Facchi

botswana namibia romina facchi travel exploring africa safariadv safari

Our car! - Photo Credits: Romina Facchi

south africa soweto tower exploringafrica safariadv travel viaggi romina facchi

Soweto: Orlando Power Station Towers - Photo Credits: Romina Facchi

botswana safari rhino africa safariadv exploringafrica romina facchi

Khama Rhino Sanctuary: Black Rhino - Photo Credits: Romina Facchi

botswana safari kubu island africa safariadv exploringafrica romina facchi

Kubu Island - Photo Credits: Romina Facchi

ckgr kalahari exploringafrica safariadv botswana romina facchi lion travel safari

Central Kalahari Game Reserve: Lion - Photo Credits: Romina Facchi

moremi botswana exploringafrica safariadv romina facchi safari gamedrive travel

Moremi Game Reserve: Leopard - Photo Credits: Romina Facchi

namibia exploringafrica safariafv safari romina facchi namib san travel

San people - Photo Credits: Living Culture Foundation 

namibia exploringafrica safariafv safari romina facchi mahango travel

Namibia: Mahango National Park - Photo Credits: Romina Facchi

exploringafrica safariadv namibia etosha romina facchi

Etosha National Park: elephants - Photo Credits: Romina Facchi

namibia exploringafrica safariafv safari romina facchi swakopmund travel

Swakopmund - Photo Credits: Romina Facchi

skeleton coast namibia exploringafrica safariadv romina facchi travel

Skeleton Coast: Ugab Gate - Photo Credits: Romina Facchi

namibia exploringafrica safariafv safari romina facchi windhoek travel

Windhoek - Photo Credit: Jbdobane

south africa exploringfrica safariadv kgalagadi rominafacchi travel cheetah

Kgalagadi: Cheetah - Photo Credits: Romina Facchi

exploringafrica safariadv rominafacchi travel southafrica westcoast

West Coast National Park: Mountain Cape Zebra - Photo Credits: Romina Facchi

exploringafrica safariafv safari romina facchi hermanus south africa

South Africa: Hermanus - Photo Credits: Romina Facchi

cape town south africa exploringafrica safariadv rominafacchi

Cape Town: Waterfront - Photo Credits: Romina Facchi

karoo exploringafrica safariadv romina facchi southafrica travel

Karoo National Park - Photo Credits: Romina Facchi

botswana namibia southafrica exploringafrica safariadv romina facchi road traveltswana exploringafrica safariadv romina facchi road travel

Our expedition - Photo Credits: Romina Facchi