Il nostro viaggio attraverso l’Etiopia del sud ci ha portato nel territorio dei Konso, un paesaggio caratterizzato dagli antichi terrazzamenti che questa ingegnosa popolazione ha realizzato per ottenere campi coltivabili lungo i pendii delle colline; questi terrazzamenti sono stati riconosciuti dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

I Konso sono anche abili costruttori e questo è facilmente intuibile osservando i loro grandi ed elaborati villaggi fortificati.

A un villaggio Konso si accede tramite stretti portali ricavati nei possenti bastioni che circondano il villaggio, le porte d’accesso volutamente strette per ragioni difensive, in caso di aggressione lo spazio esiguo costringe gli assalitori ad entrare uno alla volta, permettendo ai Konso di difendersi più facilmente.

In passato le alte mura dei villaggi Konso, costruite con grandi sassi, venivano costruite non solo per difendere il villaggio dagli attacchi delle popolazioni limitrofe, ma anche per proteggere gli abitanti dagli animali feroci e per scongiurare le frane e i cedimenti.

I villaggi dei Konso vengono costruiti lungo i pendii delle montagne per poter avvistare i nemici in lontananza e hanno una struttura complessa all’interno della quale si trovano sia edifici privati delle famiglie che vi abitano, ogni famiglia infatti vive in un proprio compound, sia spazi e edifici pubblici dove la popolazione si riunisce per le celebrazioni comuni o per prendere decisioni o semplicemente per condividere la vita quotidiana.

Le famiglie che vivono in un determinato villaggio costruiscono il proprio compound all’interno di uno spazio ovale che è circondato da un muro di legno e pietre; nel compound di una famiglia Konso si trovano diverse capanne che hanno funzioni differenti: la cucina, il deposito per i cereali e altre scorte di cibo, la stalla per il bestiame e il luogo dove la famiglia trascorre la notte.

I vari compound delle famiglie sono separati gli uni dagli altri da un intricato reticolo di sentieri e scale che consentono agli abitanti del villaggio di muoversi liberamente all’interno delle mura per raggiungere i compound abitati da altre famiglie, per recarsi nei luoghi e gli edifici pubblici o per recarsi alle porte per uscire dal villaggio con il bestiame o per recarsi nei campi da coltivare.

Quando un villaggio Konso aumenta di dimensioni i nuovi compound devono essere edificati fuori dalle mure originarie, ma ben presto i Konso costruiscono una nuova cerchia di mura difensive che racchiudono il villaggio originario con le sue mura e i nuovi compound; i villaggi Konso presentano quindi una serie di mura concentriche, anch’esse collegate tra loro da labirintici vicoli e scale.

Nei villaggi dei Konso sono presenti differenti luoghi comuni: le capanne comuni e le piazze.

Le capanne comuni del villaggio Konso sono il luogo dove gli uomini, una volta raggiunti i 12 anni, si trasferiscono per trascorrere la notte; gli uomini che dormono qui si occupano di difendere il villaggio e svolgono anche altre mansioni utili all’intero villaggio, ad esempio gli uomini più anziani accudiscono i bambini di giorno mentre i genitori lavorano, come in una sorta di asilo.

Le capanne comuni sono anche il luogo dove vengono ospitati coloro che sono in visita al villaggio e vi trascorrono la notte.

Le piazze del villaggio Konso hanno un ruolo molto importante nella vita della comunità poiché vengono utilizzate per svolgere le cerimonie, per celebrare i matrimoni, per tenere i mercati e per intrattenere relazioni sociali.

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Tra le diverse piazze presenti in un villaggio Konso ve ne è una che riveste un ruolo di primaria importanza ed è la piazza che ospita il generation pole e la majority stone.

Il generation pole, o albero delle generazioni, è un fascio di alti pali che segna il passaggio delle generazioni; questo aspetto della società e dei villaggi Konso è molto importante poiché il villaggio viene governato da una determinata generazione che resta in carica per 18 anni, al termine dei quali il governo passa nelle mani della nuova generazione.

Ogni generazione che governa il villaggio aggiunge un palo di legno al fascio così, contando i pali, si può ricavare l’età del villaggio ed il numero di generazioni che lo hanno governato.

La majority stone è invece una grossa e pesante pietra utilizzata per il rito di passaggio alla vita adulta dei ragazzi Konso; un ragazzo, per passare all’età adulta, deve sollevare la pietra fin sopra la propria testa e poi farla cadere alle proprie spalle.

In alcuni punti del villaggio si trovano delle statue chiamate waga o waka, queste sono steli funerarie scolpite nel legno per ricordare persone importanti per il villaggio.

Queste statue vengono solitamente dedicate ai capi clan, agli eroi e alle persone che hanno svolto un ruolo importante nel villaggio.

Le statue waga che raffigurano i capi clan vengono poste sia sulla loro tomba, che si trova fuori dal villaggio nelle foreste sacre, sia in un punto di passaggio all’interno del villaggio, dove la gente può rendere omaggio al leader scomparso ogni volta che transita da quel luogo; il capo clan viene raffigurato da solo nella stele di legno scolpita.

Le statue waga degli eroi, oltre alla statua dell’eroe, raffigurano anche la sua famiglia e il motivo per cui quell’uomo è considerato un eroe; per i Konso gli eroi sono coloro che, durante la propria vita, hanno sconfitto dei nemici o hanno ucciso un animale feroce, quindi sarà presente la statua di una animale o di uomini in base al singolo eroe.

Una curiosità: un eroe doveva portare al villaggio una prova del suo atto coraggioso per certificare il suo stato di eroe: nel caso di un animale pericoloso l’uomo doveva portare al villaggio la pelle dell’animale, mentre nel caso di nemici egli doveva riportare al villaggio i genitali degli sconfitti, è per questo che le statue dei nemici vengono raffigurate senza i genitali.

Le statue waga delle persone importanti invece raffigurano il lavoro svolto dal defunto, ad esempio una persona che risolveva le liti nel villaggio viene rappresentata con al suo fianco i due litiganti.

Nei villaggi regna la più totale collaborazione tra le persone: i Konso in realtà sono suddivisi in nove clan, ognuno dei quali viene governato da un capo, in ogni villaggio co-abitano membri di tutti i clan ma tra loro esiste un rapporto di mutua assistenza e i matrimoni tra membri di clan differenti non solo sono consentiti ma anche incentivati.

L’agricoltura rappresenta l’80% dell’economia dei Konso, ogni famiglia possiede dei campi da coltivare e sia uomini che donne partecipano al lavoro, le donne si occupano di raccogliere i frutti e di rimuovere le erbacce mentre gli uomini si occupano di dissodare il terreno e della manutenzione dei muri di contenimento delle terrazze.

I Konso praticano una agricoltura intensiva che prevede la semina di differenti colture nello stesso luogo; questo permette di ridurre il rischio di non ottenere nessun raccolto poiché è poco probabile che tutte le colture possano deteriorarsi contemporaneamente.

I Konso non dispongono di particolari metodi di irrigazione ma, di fatto, fanno affidamento solamente alle piogge e ai muretti di contenimento in pietra delle terrazze; anche per questo motivo coltivare più di una coltura contemporaneamente consente di avere sempre un raccolto a prescindere dalla intensità delle piogge stesse.

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Ethiopia: Omo valley - Photo Credits: Romina Facchi

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Mursi people - Photo Credits: Romina Facchi

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Lalibela: Bet Gyorgis - Photo Credits: Romina Facchi

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Ethiopia: Tiya Stems - Photo Credits: Romina Facchi

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Tiya Stems - Photo Credits: Romina Facchi

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Dassanech people - Photo Credits: Romina Facchi

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Abijatta-Shalla National Park - Photo Credits: Romina Facchi

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Meskel - Photo Credits: Romina Facchi

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Dorze Village - Photo Credits: Romina Facchi