Nella cultura dei Makonde i riti di passaggio, le credenze e la scultura del legno sono strettamente legati tra di loro.
 
Il rito di iniziazione più importante nella cultura dei Makonde è la circoncisione maschile, durante questa cerimonia un ruolo fondamentale è rivestito dalla danza Mapiko, durante la quale il ballerino indossa la maschera Mapiko, che rappresenta la personificazione del maligno contro cui i ragazzi devono combattere.
 
Nella danza rituale Mapiko le maschere possono coprire il viso, “máscara facial” o il capo intero, “máscara capacete”: entrambi i tipi di maschera sono realizzati in legno e di solito hanno fattezze esasperate e bizzarre e vengono decorate con capelli e colori vivaci.
 
Il messaggio di questa danza è che lo spirito di un morto, rappresentato dal danzatore, è tornato sulla terra per fare del male a donne e bambini e che solo gli uomini possono sconfiggerlo.
 
Durante la danza rituale viene rappresentata anche un’altra figura, chiamata Mashapilo, uno spirito cattivo che diffonde malattie e desolazione e il ballerino che la impersonifica balla sul altissimi trampoli di legno legati ai piedi.
 
Al termine della danza rituale, viene acceso un grande fuoco al centro del villaggio che deve bruciare per tutta la durata dell’intervento; a questo punto i ragazzi vengono portati in una zona isolata dove avviene l’operazione per mano del Mkukomela.
 
Dopo l’intervento i ragazzi circoncisi vivono in questa zona all’interno di una struttura, il Likumbi, per i giorni successivi.
 
Durante questo periodo di guarigione i ragazzi ricevono l’istruzione necessaria per la caccia, l’agricoltura ma anche insegnamenti su come relazionarsi all’interno della comunità, sul rispetto verso gli anziani ed sul sesso.
 
Al termine del periodo di guarigione il Likumbi dove hanno abitato viene bruciato nel fuoco al centro del villaggio; da quel momento i giovani ricevono un nuovo nome e diventano a tutti gli effetti uomini adulti.
 
L’iniziazione femminile prevede una cerimonia meno formale: un anziano conduce le ragazze in una capanna, denominata Ciputi, dove vengono istruite e dove gli vengono insegnati i canti e la danza; terminato questa prima fase, le ragazze tornano alla casa delle loro madri per un periodo di totale isolamento.
 
Dopo l’isolamento tornano a Ciputu dove vengono istruite sui temi più importanti come i doveri delle donne, il matrimonio ed il sesso; una volta terminato questo periodo di istruzione il rito di passaggio si conclude con una speciale danza, che si chiama Mdimu, alla quale le ragazze partecipano dopo essere state unte con un olio e dopo aver indossato dei vestiti nuovi.
 
A questo punto le ragazze sono pronte a sposarsi e quindi attuano un altro rito per propiziare la fecondità femminile che consiste nel portare sempre con sé una bambola in legno intagliato.
 
La scultura ha un ruolo importante nella leggenda che racconta la nascita del popolo Makonde.
 
I Makonde narrano che, molto tempo fa, nella foresta africana abitava una creatura solitaria; un giorno, vide un bell'albero ed iniziò a lavorarlo scolpendo una figura femminile di una bellezza incredibile.
 
La scultura appoggiata all’albero nella notte si trasformò in una donna vera; i due si innamorarono e si recarono al fiume dove la donna partorì un bambino morto, a quel punto decisero di spostarsi altrove, ma anche in questo secondo luogo partorì un bambino morto; alla fine arrivarono sul plateau, il medesimo luogo dove vivono oggi, e qui la donna partorì un bambino vivo; costui era un uomo, il primo membro del popolo Makonde.
 
Questo mito sull'origine dell'uomo spiega il motivo per cui la figura femminile sia il soggetto principale e più frequente della scultura di questo popolo. 
 

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