L’ecosistema del Serengeti è uno dei più antichi, protegge la più grande e variegata concentrazione di animali del pianeta e uno dei più imponenti movimenti migratori che si manifesta incessantemente da milioni di anni; nel mentre sia la parte vegetativa sia quella animale sono non cambiati, tutto è come era ai tempi degli ominidi che vivevano in queste terre, i cui resti sono stati trovati a Olduvai, meglio conosciuta come “la culla della civiltà”.
 
Il Parco Nazionale del Serengeti nel nord della Tanzania è uno dei parchi naturali più grande del continente africano: quasi 15.000 kmq di praterie e savana arbustiva e boscosa; mentre l’intero Ecosistema del Serengeti, copre un’area di circa 30.000 kmq e, oltre al Parco Nazionale del Serengeti, include la Conservation Area del Ngorongoro, la riserva di Maswa, la Riserva di Grumeti, l’area Controllata di Ikorongo, l’area Controllata di Loliondo e la Riserva Nazionale del Masai Mara in Kenya.
 
Il Serengeti è uno dei parchi più filmati e documentati di tutta l’Africa e ha ispirato scrittori come Hemingway, le sue pianure di erbe basse sono un’icona che identifica l’intera Tanzania; il nome “Serengeti” proviene da “Siringit” che in lingua maa, la lingua parlata dal popolo Masai, significa proprio “pianure senza fine”.
 
Il Serengeti è stato aggiunto dall’Unesco nel World Heritage Site nel 1981; inoltre è una delle mete più conosciute e frequentate dagli amanti dei safari per l’alta concentrazione di animali, ma soprattutto perché qui si verifica uno dei fenomeni naturali più strabilianti al mondo: la Grande Migrazione.
 
Circa 1 milione e mezzo di gnu e 400.000 zebre compiono, ogni anno da milioni di anni, un percorso circolare nella costante ricerca di nuovi pascoli e di acqua dando vita alla Grande Migrazione; sul loro cammino incontrano pericoli e ostacoli ma l’istinto guida la loro marcia all’interno dell’Ecosistema del Serengeti.
 
Il movimento delle mandrie è determinato dall’alternanza delle stagioni, però non è semplice prevedere dove si troveranno le mandrie esattamente in un determinato momento dell’anno poiché la loro posizione è strettamente connessa alla situazione metereologica, impossibile da determinare a priori.
 
All’interno del Serengeti il paesaggio, e la relativa vegetazione presente, varia molto in base alle zone in cui ci si trova e questo influisce anche sul tipo di animali che vi abitano e anche sul movimento della Grande Migrazione.
 
La parte sud e sudest del parco è dominata dalle vaste praterie, che sono aride durante la stagione secca, mentre sono verdi durante la stagione delle piogge; sono costellate di kopjes che spesso sono circondati da cespugli o da qualche albero solitario.
Qui non crescono alberi poiché il sottosuolo è costituito da strati di granito e di tufo vulcanico che, essendo rocce molto dure, non consentono agli alberi di piantare le loro radici.
 
Salendo verso nord, a causa della differente tipologia di suolo e a causa delle maggiori precipitazioni e della presenza di fiumi permanenti, il paesaggio cambia: lungo i corsi d’acqua crescono diversi tipi di piante, oltre a boschi di acacie, si possono trovare alberi di fico.
 
Nella parte centrale del parco si ha una prevalenza di savana alberata con boschetti di acacie; qui si possono trovare 16 specie differenti di acacie
 
Spostandosi ancora più a nord troviamo la savana arbustiva, savana di boscaglia spinosa e le foreste a galleria di Commiphora, mentre all’estremo nord il terreno si fa più ondulato.
 
A ovest invece troviamo un mix di boscaglia di acacie, savana paludosa e praterie, il suolo in questa regione è argilloso e nero ed è impermeabile alle piogge; proseguendo verso nordovest le acacie lasciano il posto a foreste di Terminalia  e di Combretum.
 
Le due valli seguono il corso dei fiumi Grumeti e Mbalageti e sono bordate da colline e costellate di kopjes.
 
I kopjes, formazioni rocciose di granito e gneis che si possono trovare in diversi punti del Serengeti, sono affiorati in seguito all’erosione del terreno e successivamente modellati e modificati dal vento, dagli agenti atmosferici e dall’effetto di fenomeni biologici.
 
 
Sono molto scenografici e spesso costituiscono un ecosistema in miniatura: al loro interno spesso si formano delle pozze di acqua che resistono alla stagione secca, offrendo così agli animali riparo, ombra e l’acqua di cui necessitano.
 
Sono ottimi punti di avvistamento per i grandi felini che sono soliti salirvi e scrutare l’orizzonte alla ricerca di potenziali prede; inoltre sono l’ambiente ideale per le procavie delle rocce e per i pitoni delle rocce.
 
I Moru Kopjes sono i più visitati del parco, qui è possibile avventurarsi, sempre con una guida, alla scoperta delle pitture rupestri eseguite dai Masai secoli fa; inoltre è possibile suonare la “Rock Gong” o “Roccia Gong”, questa roccia, se percossa con un legno, emette un suono simile a quello di un gong, tanto da sembrare cava.
 
Si stima che nel parco vivano circa 3.000 leoni, 300 ghepardi, 250 leopardi, 7.500 iene maculate.
 

Le aree del Parco Nazionale del Serengeti

Considerando differenti aspetti, come la morfologia del territorio, la vegetazione, gli animali residenti e lo spostamento della Grande Migrazione, possiamo suddividere l’Ecosistema del Serengeti nelle seguenti aree:
  • Serengeti Centrale
  • Serengeti Meridionale
  • Serengeti Occidentale
  • Serengeti Orientale
  • Serengeti Settentrionale