I leoni del Parco Nazionale del Lago Manyara in Tanzania sono conosciuti come i “tree-climbing lions” ovvero i “leoni che si arrampicano sugli alberi”; solitamente trascorrono le giornate sui rami degli alberi, mentre scendono a terra con il tramonto.

Questa loro particolare abitudine è stata ben documentata in questo parco, ma non è stata definita con certezza la motivazione che li porta a comportarsi in questa particolare modalità; negli anni sono state formulare sono congetture.

In realtà alcune volte i leoni si arrampicano sugli alberi anche in altre zone in Africa, ma nel Parco Nazionale del Lago Manyara lo fanno molto spesso e per molto più tempo, è diventata proprio una loro consuetudine.

I primi studi vennero intrapresi negli anni ’60 da Stephen Makacha che confrontò il comportamento dei leoni del Lago Manyara con quello dei leoni del Parco Nazionale del Serengeti, che era stato analizzato dagli studi di George Schaller; in precedenza anche altri studiosi formularono varie teorie, che vennero raccolte e analizzate da Makacha.

Quello che era già stato osservato è che i leoni del Lago Manyara salivano sugli alberi molto più frequentemente rispetto ai leoni del Serengeti e, nella maggior parte dei casi, restavano sugli alberi per molto tempo durante le ore diurne.

Si sapeva che i leoni del Cratere di Ngorongoro, in un determinato momento, iniziarono a salire sugli alberi, in concomitanza di una epidemia di zanzare o altri ditteri in grado di pungerli (biting flies), ma questo venne considerato un comportamento anomalo, dovuto e circoscritto alla particolare situazione, però si tenne in considerazione questo fatto.

Nel Parco del Lago Manyara era già stato osservato che i leoni sfuggivano alle cariche dei bufali e degli elefanti rifugiandosi sugli alberi, ma questo non giustificava la loro permanenza sui rami per diverse ore.

Venne anche teorizzato anche che i leoni salissero sui rami per poter beneficiare della brezza fresca che proveniva dal lago e anche per osservare meglio le prede in lontananza da una posizione privilegiata.

Successivamente, in epoca più recente, Kevin Pretorius iniziò un suo studio ed iniziò l’osservazione dei leoni, per ogni avvistamento annotò le seguenti variabili: se ci fossero mosche o zanzare a livello del terreno o sugli alberi, la temperatura dell’aria e la presenza di brezza, la presenza di bufali e leoni nelle vicinanze, l’altezza a cui si trovavano i rami dove salivano i leoni, la vista disponibile a quell’altezza e le specie degli alberi.

Questo studio evidenziò che i leoni salivano sono su sei specie di piante, ma, nel 90% dei casi, le specie di alberi erano solo 3: Acacia tortilis, o acacia ad ombrello (umbrella thorn), Kigelia africana, o albero delle salsicce (sausage tree), e Balanite aegyptiaca, o dattero del deserto (desert date); in diversi casi i leoni hanno percorso lunghi tragitti per raggiungere questi alberi per poi salire sui loro rami.

I leoni sono stati osservati sui rami degli alberi durante le ore più calde del giorno, mentre scendevano all’imbrunire, ma non è stato evidenziato nessun nesso con la presenza o meno di brezza, quindi si è giunti alla conclusione che i leoni non salivano sui rami per sfuggire alla calura.

Nonostante bufali ed elefanti talvolta attacchino i leoni mettendoli in fuga, durante molti avvistamenti di leoni sugli alberi, nelle vicinanze non erano presenti questi animali, quindi anche questa teoria venne scartata come causa principale.

Spesso i leoni sono stati osservati su rami che si trovano a circa 5 o 6 metri da terra, da quell’altezza potevano godere di una buona visuale dei dintorni per avvistare le prede, se non fosse stato che, in alcuni casi, gli alberi, su cui erano arrampicati, erano posizionati nella foresta fitta, che avrebbe impedito loro di avere una buona visuale dei dintorni, rendendo impossibile l’avvistamento di potenziali prede.

Infine i leoni, che sono stati avvistati a riposare a livello del terreno, sembravano incuranti nei confronti di mosche e zanzare e altri insetti che potessero pungerli, anche se i leoni sui rami erano circondati da insetti solo nel 10% dei casi, mentre quelli sul terreno il 60%; solitamente infatti questi artropodi sono più presenti a livello dell’erba mentre, ad una altezza di 5 o 6 metri, sono molto meno presenti.

L’unica spiegazione plausibile che venne trovata per questa particolare propensione dei leoni di arrampicarsi sugli alberi è che probabilmente, in un momento in cui ci fu un’epidemia di zanzare e mosche (fly epidemic), si sono riparati sugli alberi per sfuggirvi e, in seguito, abbiamo mantenuto questo comportamento più come consuetudine anziché come reazione a una determinata e concreta motivazione o minaccia.

Sembra che i leoni imparino questo particolare comportamento sin da cuccioli dagli altri membri del branco, in pratica “ leone vede, leone fa” (“lion see, lion do”), un atteggiamento tipico dei felini.

Probabilmente servirebbero studi più approfonditi per comprendere meglio questo affascinante comportamento; una cosa curiosa è che, soprattutto durante la stagione delle piogge, questo comportamento sta diventando più comune per i leoni del Parco Nazionale di Serengeti e meno frequente per il leoni del Parco Nazionale del Lago Manyara, questo conferma che possa essere un comportamento derivante da un aspetto culturale e di abitudine.

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