Questo vulcano della Great Rift Valley, oltre ad essere un monte sacro per i Masai, ha delle caratteristiche che lo rendono unico al mondo.
 
La sua cima sembra innevata a causa della lava che ha un colore bianco simile alla neve; non esistono altri vulcani al mondo con questa caratteristica.
 
Inoltre le colate di lava sembrano più colate di fango che vera e propria lava.
 
Infine è l’unico vulcano attivo della Great Rift Valley e fa da sfondo al Lago Natron ed è causa della sua alcalinità.
 
Ol Doinyo Lengai è un vulcano che si innalza dal fondo della Great Rift Valley e raggiunge un’altezza di 2886 metri s.l.m.
 
Il Lengai è classificato come stratovulcano, uno stratovulcano è un vulcano di forma generalmente conica e costituito dalla sovrapposizione di vari strati di lava solidificata.
 
La faglia della Great Rift Valley si è formata oltre un milione di anni fa, ma Ol Doinyo Lengai ha una datazione molto più vicina ai giorni nostri, infatti
si stima che si sia formato 370.000 anni fa.
 
In questa sezione della Great Rift Valley della Tanzania del nord sono presenti numerosi altri vulcani ma, a differenza di Lengai, sono tutti estinti e molto più vecchi, i più conosciuti sono: Ngorongoro, Ketumbeine, Gelai, Shombole, Mosonik e Kerimasi.
 
Ol Doinyo Lengai è un vulcano venerato dai Masai, infatti in lingua Maa significa “Montagna di Dio”, i Masai credono che il dio Lengai abbia la sua dimora proprio sulla sua vetta; è il luogo di culto più sacro per tutti i Masai del Kenya e della Tanzania che giungono fino a qui per pregare e chiedere l'aiuto del dio e per recarsi sulla sommità del vulcano portando offerte alla divinità.
 
I motivi che spingono i Masai ad affrontare la faticosa salita in vetta sono diversi: malattie, infertilità e altre sciagure, come per esempio la perdita del bestiame; solitamente portano con sé una pecora nera da offrire in sacrificio; l’animale viene posizionato in una pozza secca e il Masai che fa l’offerta intona i suoi canti religiosi prima di andare a dormire.
 
La mattina successiva al suo risveglio il Masai non trova più la pecora, che sparisce senza lasciare alcuna traccia: né impronte né residui di ossa o pelle.
 
Il Masai che ha offerto il sacrificio non può mangiare finché non lascia la montagna, mentre coloro che lo hanno accompagnato sulla montagna sostengono di non aver bisogno di mangiare poiché si sono svegliati la mattina già sazi, forse perché approfittando dell’oscurità si sono mangiati la pecora?
 
I Masai credono che il dio parli con loro quando salgono sulla montagna, ne avvertono la presenza e il mistero, ma non lo vedono mai e non esistono raffigurazioni del dio.
 
Secondo una credenza Masai, raccontata dagli anziani del villaggio, una persona cattiva non può salire sulla montagna perché il dio lo ucciderà prima.
 
La montagna è temuta dai Masai poiché la terra continua a cambiare colore dal bianco, al grigio, al rosso, al marrone, al nero e al giallo; questo fenomeno è da attribuire all'attività vulcanica, ma agli occhi dei Masai questo è un fenomeno spiegabile solo con l’intervento di una divinità.
 
I Masai non sono gli unici che scalano il vulcano, è possibile infatti partecipare ad escursioni di trekking che risalgono le pendici di questo monte; sono molte infatti le agenzie che organizzano tali escursioni.
 
Il cono che vediamo oggi si è formato circa 15.000 anni fa in seguito a una serie di eruzioni esplosive di tufi e agglomerati e di eruzioni effusive di lava.
 
Quello che rende unico al mondo questo vulcano è che, quando erutta, la sua lava è di colore bianco; in realtà erutta carbonatite, una insolita roccia ignea che contiene più del 50% minerali di carbonato di sodio e potassio, la carbonatite più comune è la natrocarbonatite.
 
E’ proprio grazie alla natrocarbonatite che la lava di Ol Doinyo Lengai sembra bianca, in realtà non appena fuoriesce dalla crosta terrestre la lava è di colore marrone scuro o nero poi, a causa dei minerali che la compongono e che reagiscono rapidamente con l'acqua e ossigeno presenti nell'atmosfera, cambia colore diventando prima grigio o marrone chiaro e successivamente bianca.
 
Il cambiamento di colore avviene nel giro di pochi mesi.
 
Il bianco della lava crea l’illusione che la sommità del vulcano sia ammantata di neve, ricordando un po’ il Monte Kilimanjaro che invece ha alla sua sommità un ghiacciaio.
 
E’ possibile vedere questo fenomeno solo su un vulcano attivo, mentre sui vulcani spenti la natrocarbonatite responsabile della lava bianca non è più visibile e questo perché, essendo costituita da sodio e potassio, è estremamente solubile in acqua e viene dilavata nel corso dei secoli dalle piogge.
 
Un’altra caratteristica unica di questo vulcano è la bassa temperatura di eruzione della lava, la natrocarbonatite diventa fluida a temperature relativamente basse, circa 600°, rispetto ai 1.100 gradi necessari per rendere fluido il basalto; questo fa si che la natrocarbonatite diventi fluida senza essere incandescente.
 
La bassa temperatura quindi fa si che durante il giorno la lava non risulti incandescente, solo con l’oscurità è possibile vedere il tipico bagliore di una colata recente, anche se di un colore più scuro rispetto ad una eruzione di basalto.
 
Infine questa lava ha una bassa viscosità che la rende simile al fango, si comporta quindi come l’acqua e scorre velocemente a valle, creando delle colate laviche simili a fiumi.
Una volta raffreddata, oltre a cambiare colore e diventare bianca, cambia anche la propria struttura diventando simile alla polvere; la stessa che è possibile ritrovare nelle pianure sottostanti e nelle spiagge del Lago Natron.
 
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