La città di Soweto è legata a doppio filo con la storia recente del Sudafrica e per diversi decenni è stata il simbolo della lotta all’apartheid e della resilienza; oggi è una delle township più conosciute e visitate dai viaggiatori ma non tutti conoscono la sua storia.

La nascita di Soweto

La township di Soweto è sorta quando nell’area di Johannesburg è stato scoperto l’oro e sono state aperte le prime miniere per estrarlo; in quel periodo molte persone, prevalentemente neri e indiani, si sono trasferite in questa area per cercare un impiego come minatori.

Inizialmente i minatori si stabilirono nella zona di Brickfields ma successivamente, nel 1904, con la scusa di contenere un’epidemia di peste, tutti i neri e gli indiani che vivevano a Brickfields vennero trasferiti a Klipspruit, al di fuori del confine municipale di Johannesburg; questo momento segna la nascita di Soweto e, secondo alcuni, rappresenta il primo atto di segregazione raziale.

Negli anni a seguire, in seguito a una costante affluenza di persone alla ricerca di un lavoro, Soweto si è ingrandita; si sono così creati una serie di quartieri, come Orlando.

Dopo la seconda guerra mondiale affluirono nell’area suburbana di Johannesburg moltissime persone, prevalentemente neri; molti si trasferirono nella speranza di trovare un lavoro nelle fabbriche che erano sorte nel frattempo, molti altri vennero privati delle loro terre in conseguenza alle nuove leggi rurali e quindi si sono spostati in cerca di un luogo e un modo per sopravvivere.

In questo periodo Soweto, come le altre aree suburbane, iniziò a crescere a dismisura ed iniziarono a comparire le case di lamiera, di cartone e di legno; il termine township in realtà identificava solamente la parte di Soweto con le baraccopoli.                                                                                                                                                              

Soweto durante il periodo dell’apartheid

Nel 1948, il National Party prese in potere e, contestualmente, vennero istituite le leggi raziali dell’apartheid; questo portò a una crescita esponenziale delle township, in conseguenza anche degli sgomberi forzati di alcune zone residenziali.

Le aree predisposte per accogliere i neri che si riversarono nelle township erano inadeguate e insufficienti; in diversi luoghi gli insediamenti crebbero in modo smisurato e non controllato.

Successivamente, nel 1956, sempre in seguito alle leggi di segregazione e come anticipo dell’istituzione delle homeland e degli stan, vennero definite alcune township distinte per gruppi etnici e per tribù, ad esempio i Sotho, gli Xhosa, i Venda, gli Zulu, gli Tswana, ecc.

E’ in questi anni che Soweto iniziò ad essere chiamata Soweto che significa “township sud occidentale” o South West Township.

Gli scontri del 1976 a Soweto

Nel 1976 il governo sudafricano decise che in tutte le scuole di tutti i livelli si sarebbe dovuto adottare l’afrikaans, anziché l’inglese, come unica lingua; l’afrikaans era la lingua parlata dai coloni europei identificati con il termine Boeri, una lingua simile all’olandese antico, con influenze tedesche e inglesi.

Questa decisione non è stata ben accolta soprattutto dalla comunità nera poiché è stata interpretata come l’ennesimo gesto di oppressione nei loro confronti che non parlavano l’afrikaans ma l’inglese e le lingue tribali.

Il Movimento Studentesco Sudafricano (South African Student Movement) organizzò diverse manifestazioni nel paese e il 16 giugno 1976 nel quartiere di Orlando West molti studenti scesero in strada per protestare in modo pacifico per far sentire la propria voce.

Si stima che parteciparono alla manifestazione 10.000 studenti adolescenti.

Nonostante il governo sudafricano bianco abbia successivamente negato adducendo scuse, dalle testimonianze che vennero raccolte risulta che la polizia attaccò per prima il corteo dei ragazzi, iniziando a lanciare lacrimogeni per poi iniziare a sparare ad altezza uomo.

I ragazzi risposero lanciando sassi e di risposta la polizia sparò ancora, molti giovani morirono e gli scontri e la repressione violenta da parte della polizia continuarono per una decina di giorni; i ragazzi costruirono barricate per proteggersi dagli attacchi della polizia e distrussero tutto quello che apparteneva all’autorità municipale.

Questi gesti crearono una frattura tra i ragazzi e gli anziani, questi ultimi erano convinti che i boicottaggi erano gesti irresponsabili che non avrebbero portato a nessun risultato mentre i giovani accusarono gli anziani di accettare troppo passivamente l’oppressione del governo; questa fu una frattura storica in una società dove il rispetto per gli anziani è sempre stato prioritario.

La ribellione si estese anche ad altre township del paese mentre tutte le scuole di Soweto vennero chiuse a tempo indeterminato e riaprirono solamente nel 1978; ma molti studenti avevano già abbandonato l’idea di ricevere una istruzione, alcuni emigrarono all’estero per unirsi a fazioni dell’ANC e del PAC, altri aderirono ai comitati di strada per mantenere l’ordine nelle comunità.

In seguito questi episodi di violenza verranno ricordati come gli Scontri di Soweto.

Negli scontri di Soweto vennero uccise diverse centinaia di persone e quasi tutti erano studenti, motivo per cui il 16 giugno, giorno in cui ebbe inizio la rivolta, ora è la Giornata Nazionale della Gioventù in Sudafrica.

Il massacro di Soweto, per la prima volta, ebbe un forte eco non solo nel paese ma anche a livello internazionale e questo anche grazie alla foto scattata da Sam Nzima che ritraeva il giovane Mbuyiswa che teneva in braccio il corpo esanime di Hector Pieterson mentre Antoinette, la sorella di Hector, urlava chiedendo aiuto.

Hector purtroppo morì quel giorno a soli 16 anni ma la foto di Sam Nzima fece il giro del mondo che, per la prima volta, venne scosso e prese coscienza di quello che stava succedendo in Sudafrica, dell’orrore dell’apartheid e della durezza del regime del National Party.

Se da un lato in Sudafrica molti attivisti lasciarono il paese e alcuni movimenti antisegregazionisti intrapresero la via della lotta armata; dall’altro, a livello internazionale, numerose istituzioni, inclusa l’ONU, imposero pesanti sanzioni economiche al Sudafrica.

Le proteste degli anni ’80 a Soweto

Nel corso degli anni ’80 la popolazione di Soweto protestò diverse volte contro il regime dell’apartheid e con diverse forme di protesta: i boicottaggi scolastici ed economici divennero sempre più frequenti e vennero istituiti i comitati di quartiere che iniziarono a svolgere una attività parallela a quella delle istituzioni.

Nel 1985 l’ANC, African National Congress, chiese a gran voce ai cittadini sudafricani di rendere ingovernabile il paese; questo appello fece aumentare le proteste e i sabotaggi.

In risposta il governo sudafricano vietò ai neri ogni forma di assemblea o di raduno, vennero considerati un raduno un gruppo di persone dalle tre persone in su; in questo modo il governo credette di poter rompere i legami e impedire l’organizzazione delle proteste.

Fu in questo momento che le chiese, prevalentemente cattoliche, divennero i luoghi in cui si tennero le assemblee segrete.

Una delle chiese note per aver ospitato questi incontri clandestini è la chiesa di Regina Mundi, la più grande chiesa cattolica del Sudafrica che può ospitare fino a 2000 persone.

Regina Mundi, che si trova proprio a Soweto nel quartiere di Orlando East, fu teatro di una tragedia: la polizia entrò sparando ad altezza uomo quando capì che la chiesa veniva utilizzata per le assemblee.

A metà degli anni ’80 il regime dell’apartheid, attaccato dall’interno del paese e schiacciato dall’opinione pubblica internazionale, mostrò i primi segni di cedimento che portarono alla liberazione di Nelson Mandela dal carcere nel 1990; questo fu il primo passo che traghettò il paese verso la fine dell’apartheid e verso la democrazia.

Soweto dopo l’apartheid 

Dal punto di vista amministrativo Soweto è stata incorporata, nel 2002, nella città di Johannesburg.

Il tessuto sociale di Soweto è quanto di più variegato si possa immaginare: al suo interno coesistono quartieri residenziali dove vive il ceto medio e baraccopoli dove si rifugiano i più poveri e gli immigrati; la parte sud occidentale di Soweto è mediamente più ricca e non mancano le ville lussuose delle star della musica o del cinema che, nonostante tutto, non hanno mai lasciato Soweto.

Il passato di Soweto, durante il periodo dell’apartheid, in cui lo sviluppo economico fu quasi nullo, ha pesato non poco sulla ripresa economica anche se adesso si vedono segnali che fanno ben sperare.

Ora a Soweto convivono tre ceti sociali: un livello sociale alto che corrisponde a una media borghesia, un livello medio e un livello basso; oltre a questi esiste un'altra classe sociale che corrisponde a coloro che vivono in una situazione di indigenza delle baracche di latta.

Soweto ci sta provando a migliorare e si vedono i timidi segnali di una ripresa economica: sono nate diverse attività imprenditoriali, le strade ora sono in buone condizioni e ci sono investimenti per costruire le infrastrutture sia pubbliche sia private, ma a volte i lavori procedono lentamente.

Molto deve essere ancora fatto soprattutto dal governo che ha promesso una casa a tutti coloro che vivono negli insediamenti irregolari, o baraccopoli, però un passo alla volta anche qui i lavori proseguono.

Un altro problema che affligge Soweto, così come le altre township del Sudafrica, è l’alto tasso di criminalità, la libera circolazione delle armi e la presenza delle gang, tutti gli effetti di un disagio sociale che è ancora tristemente presente e che si spera verrà sconfitto in futuro.

Lo sviluppo economico di Soweto dall’apartheid ai giorni nostri

Dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni ‘80, ossia durante tutto il periodo in cui restò in vigore il regime dell’apartheid, lo sviluppo economico di Soweto fu praticamente nullo.

Soweto nacque come quartiere dormitorio per coloro che lavoravano nelle miniere prima e nelle fabbriche poi, ma le infrastrutture non vennero mai sviluppate: strade sterrate, carenza di elettricità e di acqua corrente, sistema fognario precario e altro ancora non hanno di certo contribuito positivamente allo sviluppo sociale ed economico.

Le varie leggi che vennero approvate dal governo per limitare e segregare sempre più i non bianchi hanno avuto un effetto deleterio sulla popolazione e hanno disincentivato ogni iniziativa privata.

Il Native Consolidation Act voluto dal National Party nel 1957 stabilì pesanti limiti per gli abitanti di Soweto che in pratica divennero impossibilitati ad avviare imprese commerciali.

Erano consentiti solamente sette tipologie di negozi e il numero di esercizi era sottoposto a un rigido controllo e questo portò alla nascita delle attività clandestine e del mercato nero di alcuni prodotti.

Nel 1976 a Soweto esistevano solamente due alberghi e due cinema e le infrastrutture erano carenti, solamente il 20% delle case aveva la corrente elettrica, l’igiene era inesistente e nelle case e nelle baracche veniva utilizzato il fuoco per cucinare e riscaldarsi, con un elevato rischio di incendi difficilmente controllabili.

Fortunatamente nel 1977 vennero allentate le restrizioni in merito alle attività imprenditoriali e a Soweto esplose il business dei taxi collettivi che si sostituirono ben presto a un sistema di mezzi pubblici che in pratica a quell’epoca era inesistente.

Dopo il crollo del regime dell’apartheid e dopo che Nelson Mandela divenne il primo presidente nero della storia del Sudafrica a Soweto la povertà era ancora molto diffusa, il tasso di disoccupazione superava il 50% e coloro che avevano un lavoro percepivano una retribuzione che era pari a un sesto degli abitanti bianchi di Johannesburg; in molte zone, come ad esempio a Klipspruit, erano presenti ancora molte baracche e i più poveri non potevano permetterci di pagare l’energia elettrica.

Negli ultimi anni ci sono stati deboli segnali di ripresa, molti abitanti di Soweto hanno aperto una attività, sono stati aperti anche hotel e centri commerciali.

Inoltre Soweto ospita musei interessanti, come l’Hector Pieterson Museum e la casa di Mandela, ed è diventata un importante centro culturale; questi aspetti fanno si che molti turisti decidano di visitarla e questo non fa altro che incrementare la possibilità dei suoi abitanti di intraprendere nuove attività come ristoranti, negozi di souvenir, fare le guide locali e altro.

Molta strada deve essere ancora fatta ma si può affermare che Soweto e i suoi abitanti siano sulla strada giusta.

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