I Mursi, tribu della Valle dell’Omo, in Etiopia, praticano una religione animista che nasce dall’osservazione della natura e dei fenomeni che sperimentano.

Per i Mursi religione e guarigione sono due concetti interconnessi; costoro credono infatti che la malattia derivi da un disturbo nella relazione tra le persone e il loro ambiente naturale e sociale.

I Mursi credono che esista una forza superiore, Tumwi, una divinità che vive in cielo, che a volte si manifesta come un fenomeno del cielo: un arcobaleno, un uccello o altro.

Nelle pratiche religiose e rituali dei Mursi sono presenti due figure importanti e ognuna di esse ha un ruolo ben preciso e definito.

Le figure religiose e rituali dei Mursi sono:

  • Il Komoru: il Sacerdote
  • La Ngerre: la guaritrice donna o stregona

Il Komoru, il sacerdote nella religione dei Mursi e i suoi rituali

Il Komoru è una figura molto importante, non solo dal punto di vista religioso e cerimoniale, ma anche nell’organizzazione sociale dei Mursi; il Komoru è assimilabile a un sacerdote ed è il tramite tra la divinità Tumwi e gli individui.

Il Komoru compie rituali per la collettività e intercede presso la divinità per il benessere collettivo, non compie mai rituali per un singolo; i rituali del Komoru vengono celebrati soprattutto in momenti di difficoltà ad esempio durante le carestie, i periodi di siccità o in presenza di malattie del bestiame o delle persone.

Uno dei rituali più importanti celebrati dal Komoru è il Bio Lama, questo è l’unico rituale a cui possono assistere le persone, che solitamente si radunano, insieme al loro bestiame, in grande numero.

Durante il rituale Bio Lama viene chiesto dal Komoru il benessere della comunità, la salute per il bestiame e per gli uomini, la fertilità dei terreni da coltivare e viene richiesta la pioggia.

Alcuni ragazzi devono recarsi in luoghi prestabiliti per prendere alcuni tipi di argilla colorati e per tagliare alcuni rami frondosi di determinate specie di alberi.

Le argille verranno successivamente mescolate con l’acqua e verranno utilizzate per imbrattare coloro che partecipano alla cerimonia, mentre le foglie e i rami verranno posizionati sul fuoco, in questo modo il fumo attirerà l’attenzione di Tumwi.

Alcuni uomini della classe di età dei Bara costruiscono un cerchio di pietre in prossimità della capanna del sacerdote e accendono un fuoco all’interno del cerchio.

Il rituale Bio Lama dura in tutto quattro giorni durante i quali vengono sacrificati alcuni capi di bestiame che vengono scelti in base al colore del loro manto, che deve essere lo stesso di quello della famiglia sacerdotale.

Quando si celebra il Bio Lama i Mursi dicono “la terra è guarita, o è viva, e prendendosi cura della terra tutti i problemi sono stati eliminati”.

Il Komoru decide il momento in cui si deve celebrare il Bio Lama in base alle fasi lunari; se durante o poco dopo la celebrazione del rituale piove la comunità ha una prova tangibile dei poteri del Komoru.

Nonostante la celebrazione del Bio Lama rientri nei compiti del Komoru, è possibile che questo rituale venga celebrato anche da un membro della famiglia sacerdotale.

La Ngerre, la guaritrice donna nella religione dei Mursi e i suoi rituali

I Mursi credono nel potere delle guaritrici donne, che vengono chiamate Ngerre; costoro sono assimilabili agli stregoni che compiono rituali per guarire coloro che sono affetti da malattie riconducibili a Tumwi; in questo di differenziano dai Nani che invece sono dei guaritori più assimilabili a dei medici e chirurghi.

Tumwi si manifesta alla guaritrice e lei interpreta i segnali per guarire le persone; a differenza del Komoru, la Ngerre compie rituali per le singole persone in base a uno specifico problema o malattia e non per la collettività.

Lo strumento principale utilizzato dalla Ngerre per compiere i suoi rituali è l’argilla, o meglio i vari tipi di argilla che hanno colorazioni differenti.

Coloro che sono affetti da una malattia, da cui non riescono a guarire altrimenti, si rivolgono alla Ngerre che praticherà un rituale religioso per guarirli.

Il rituale, che consente alla Ngerre di identificare la malattia, si chiama leto: la Ngerre si siede a cavalcioni su un paziente e passa le sue mani sulla sua schiena nuda, mentre compie questo gesto emette un suono simile a “shh shh shh”; facendo questo la guaritrice estrae la malattia dal corpo del paziente.

Successivamente unisce le mani, questo gesto significa che ha afferrato la malattia, a volte annusa la malattia che ha estratto avvicinando un pugno chiuso al suo naso; infine mette la malattia che ha estratto su un mucchio di terra che si trova lì accanto e si sente il rumore delle sue mani che toccano la terra “pat, pat, pat”.

La Ngerre viene aiutata dal suo Kule per identificare la malattia e per far guarire il paziente; il Kule viene descritto come un essere che vive nella testa della guaritrice ed è come addormentato, quindi deve essere risvegliato, banawe, dalla Ngerre.

Per svegliare il Kule la Ngerre si lava le ascelle con il caffè o con la birra o con l’argilla rossa, regge, o l’argilla verde, chagi.

Spesso la guaritrice riceve birra, porridge, caffè, capre o denaro come pagamento, tomoga, dei propri servigi; la Ngerre deve però condividere quello che riceve in pagamento con lo spirito di un suo antenato, menenga, quindi lancia sul terreno una parte di quello che ha ricevuto, a quel punto un’altra Ngerre si strofinerà sulla sua fronte, sotto le sue ascelle e sul suo stomaco quanto lanciato a terra.

Solitamente ogni guaritrice è specializzata in alcune malattie, alcune Ngerre sono in grado di curare le maledizioni, bhusoy, esistono diversi tipi di maledizioni: rima, kalawari, keno e menenga; altre Ngerre invece sono specializzate nel curare malattie che hanno una causa ambientale, muttan, altre ancora in malattie che provengono direttamente da Tumwi, kidho.

L’importanza dell’argilla, della cenere e dello sterco nei rituali e nelle cerimonie

L’argilla, la cenere e lo sterco sono tutte sostanze che vengono utilizzate dalla Ngerre per assorbire e disperdere le forze malevoli che si sono accumulate in un corpo; inoltre vengono utilizzati nei rituali per proteggere le persone, sia dalla Ngerre sia dalle singole persone, da tutto quello che causa le malattie, o Kido.

Gli elementi come la cenere e l’argilla vengono utilizzati anche per proteggersi dagli spiriti.

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Un Mursi che torna da un lungo viaggio è solito ungere con la cenere la fronte dei parenti e la propria; questo gesto serve ad impedire che gli spiriti malevoli degli antenati morti, menenga, colpiscano i propri cari.

Non è importante che la cenere sia visibile sulla fronte, quello che è importante è l’atto di ungere, di toccare la fronte; presso i Nuer è presente una pratica rituale simile che viene utilizzata anche come buon auspicio.

Per i Nuer e per i Mursi questo gesto di segnarsi con la cenere è come se creasse una sorta di solidarietà e identificazione tra le persone di una comunità; questo dimostra quanto le sostanze terrene siano centrali nelle pratiche quotidiane.

L’argilla in particolare è considerata così importante nei rituali e nelle pratiche di guarigione che alcuni pozzi di argilla sono considerati sacri e, per questo motivo, vengono tenuti nascosti; solamente i custodi, e’wu, possono recarvisi.

I Mursi credono che l’argilla possa riconoscere se stessa, un pozzo di argilla è in grado di riconoscere l’argilla che proviene da quel pozzo; questo è emblematico della interazione tra uomini e la terra, relazione che è il fondamento delle malattie e dei processi di guarigione.

Quando un Mursi passa accanto a un pozzo di argilla o a un affioramento argilloso non può non cospargersi questa sostanza sulla sua pelle; è come se incarnasse il luogo sacro ed annullasse il confine tra l’uomo e la terra.

L’argilla ha un ruolo centrale nella cerimonia di guarigione collettiva chiamata Zuo Lama, o arrotondamento del popolo, o Bio Lama, arrotondamento del bestiame; per questo rituale si utilizza l’argilla grigia o marrone, dhebi-a-gidanga, che si dice che protegga gli unti dalle malattie.

I Mursi credono che applicare questa argilla gidanga, ossia sporca o contaminata, sulla pelle fa spaventare le malattie esistenti o impedisce loro di colpire le persone unte; durante il rituale l’argilla viene applicata a tutti i membri della comunità per tre giorni, sia al mattino sia alla sera, mentre al quarto giorno l’intera comunità lava, tonyo, i loro corpi cospargendosi con l’argilla bianca.

Con questa cerimonia, sia preventiva sia curativa, le persone sane rafforzano la loro vitalità mentre ogni malattia viene portata via dalla comunità, o viene portata “a valle” o “sottoterra”.

Questo rituale viene celebrato dal Komoru o da un membro della famiglia sacerdotale; costui non si laverà con l’acqua per tutta la durata del rituale.

I Mursi considerano pericolosi i luoghi dove si trova l’acqua, li considerano luoghi di contaminazione e di diffusione di infezioni che si diffondono ad esempio attraverso le ferite aperte e il sangue fresco; mentre l’argilla, lo sterco, la terra in genere e la cenere sono ritenuti elementi in grado di assorbire e pulire.

Esistono dei momenti e delle situazioni in cui si deve evitare il contatto o la vicinanza con l’acqua poiché è ritenuto pericoloso; il Fiume Omo e le sue acque sono considerate da un lato portatrici di vita ma anche un vettore di infezioni, malattie ed epidemie, sia per gli uomini sia per il bestiame.

Ad esempio se una persona che ha mangiato carne deve recarsi al fiume per prendere l’acqua, prima dovrà proteggersi mettendo dello sterco e della cenere intorno alla bocca; in questo modo non rischia di essere colpita da Kido, poiché si ritiene che Kido non è più in grado di sentire l’odore della carne che proviene dalla sua bocca.

A volte i Komoru praticano dei rituali per ripulire il Fiume Omo dalle malattie e dai predatori, come ad esempio i coccodrilli; il rituale prevede che si debbano lanciare in acqua l’argilla insieme alle feci delle iene, dei leoni o dei leopardi.