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Swakopmund - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina facciamo un giro per Swakopmund, o Swakop come la chiamano i locali; il centro non è molto grande ed è facilmente girabile a piedi.
La cosa più paradossale di Swakopmund è che non sembra affatto di essere in Africa, ma in Baviera o in qualche sperduto paesino della campagna tedesca.
Cape cross: seals - Photo Credits: Romina Facchi
Tecnicamente il Parco Nazionale di Dorob fa ancora parte della Skeleton Coast, anche se si trova fuori dal famigerato cancello con i teschi di Ugab, e, a testimonianza della sua pericolosità, sulla sua costa si trovano diversi relitti di alcune navi, che si sono incagliate qui.
Noi stiamo percorrendo la C34, provenendo da nord e dal Parco della Skeleton Coast, e siamo diretti a Swakopmund; qui le dune di sabbia si vedono solo in lontananza e il paesaggio è più monotono, anche il terreno è meno scivoloso e quindi procediamo a velocità più sostenuta.
Skeleton Coast: Shipwreck South West Seal - Photo Credits: Silvano Greco
Stamattina, quando ci siamo svegliati, abbiamo guardato fuori dalla nostra finestra e abbiamo visto una fitta nebbia sull’Oceano Atlantico, mentre le onde che si infrangevano con forza sulla spiaggia; d’altronde siamo sulla Skeleton Coast, non potrebbe essere altrimenti.
Dopo colazione ci mettiamo in auto, che è bagnata come se fosse piovuto, e partiamo; oggi percorriamo il tratto di Skeleton Coast che da Terrace Bay conduce fino all’Ugab Gate, da qui poi proseguiremo fino a Swakopmund, attraversando il Parco Nazionale di Dorob.
Skeleton Coast: Terrace Bay - Photo Credits: Romina Facchi
Terrace Bay si trova sulla Skeleton Coast in Namibia, uno dei luoghi più inospitali della terra ed è un posto assurdo, sembra di essere alla fine del mondo.
E’ circondato dalle dune del deserto e si trova sull’Oceano Atlantico, qui l’aria è talmente umida che sembra che stia piovendo, le onde si infrangono con forza sulla costa e i gabbiani e i cormorani sono appollaiati infreddoliti sui tetti e sui pali di legno della luce.
Skeleton Coast - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina ci alziamo con un po’ più di calma, alle 6,30, e ci prepariamo la colazione all’aperto, non fa certamente caldo, ma il sole è già sorto e, anche solo psicologicamente, sembra meno freddo.
Sistemiamo l’auto e partiamo, oggi lasciamo il Parco Nazionale di Etosha e ci dirigiamo verso ovest, fino a raggiungere l’Oceano Atlantico e la famigerata Skeleton Coast; qui in passato, ma anche oggigiorno, diversi vascelli e pescherecci sono naufragati a causa delle forti correnti marine.
Our car! - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina siamo partiti dal nostro camping, in prossimità del Parco Nazionale di Etosha, alle 7,30 e ci dirigiamo verso la cittadina di Otijo; lungo la strada abbiamo la sensazione che il bullbar vibri più del solito quindi, quando ci fermiamo a Otijo per fare benzina, chiediamo se possono dargli una controllata.
Il ragazzo del benzinaio ci fa notare che si è dissaldato; siamo allibiti, sia noi sia lui, anche perché è nuovo e non ha preso nessun colpo, solo le vibrazioni delle strade sterrate.
Etosha National Park: elephants - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina ci svegliamo prestissimo, vogliamo entrare il prima possibile nel Parco Nazionale di Etosha; fa un freddo pazzesco, ma noi ci prepariamo velocemente, beviamo un caffè e siamo già in macchina.
Percorriamo i pochi chilometri che ci separano dal cancello di Andersson ed arriviamo quando stanno aprendo.
Ci sono un po’ di macchine, ma riusciamo ad entrare quasi subito; una volta dentro, andiamo prima a Okaukuejo a pagare l’ingresso e poi proseguiamo, oggi esploriamo la parte più occidentale del parco.
Etosha National Park: zebras - Photo Credits: Romina Facchi
Stamattina ci alziamo presto, facciamo colazione e torniamo alla pozza di Moringa per vedere se siamo altrettanto fortunati come ieri sera, ma invece oggi, a parte qualche uccello, alla pozza non arriva nessuno; ma il safari è così, non si sa mai cosa si può avvistare, dove e quando.
Torniamo alla nostra auto e partiamo, lasciamo Halali; oggi esploriamo la parte del Parco Nazionale di Etosha che si trova tra Halali e Okaukuejo; quindi usciamo dall’ingresso di Halali e ci dirigiamo verso occidente.
Etosha National Park: Rhino - Photo Credits: Romina Facchi
Appena arrivati nel camping di Halali, nel Parco Nazionale di Etosha, dopo aver preso posizione nella nostra piazzuola, andiamo alla pozza di Moringa, che è accessibile solo dall’interno del complesso di Halali; c’è un breve sentiero che conduce a una specie di terrazza, dove sono state realizzate alcune sedute in pietra ed alcune panchine.
Ci sediamo e, armati di macchina fotografica e binocolo, aspettiamo.
E’ quasi l’ora del tramonto e noi ci siamo portati due Savanna, uno dry e uno light, e brindiamo alla giornata di oggi, aspettando che qualcuno arrivi alla pozza.
Etosha National Park: zebras - Photo credits: Romina Facchi
Stamattina ci siamo svegliati alle 5,30, fuori fa un freddo che sembra di essere a Courmayeur a gennaio; ci vestiamo indossando due pile a testa e il cappello di lana, sembra che stiamo andando a sciare piuttosto che a fare un safari, ma adesso siamo durante l’inverno australe ed è normale che ci siano queste temperature basse.