Ci troviamo lungo il Fiume Boteti in Botswana, nei pressi del Parco Nazionale di Makgadikgadi; ieri pomeriggio abbiamo fatto safari nel parco ed è stata una esperienza meravigliosa.

Questa mattina invece siamo in relax perché non abbiamo nulla di particolare da fare, dobbiamo solo raggiungere la nostra prossima destinazione: Gweta, ma non è lontano quindi possiamo permetterci il lusso di prendercela con un po’ più di calma.

Puntiamo la sveglia un po’ più tardi del solito, ma ci svegliamo comunque presto, abbiamo il fuso orario da safari!

Qui al Boteti River non fa freddo al mattino quindi ci prepariamo la colazione all’aperto sul nostro tavolo e ci godiamo ancora un po’ il relax e il silenzio di questo giardino. 

Dopo colazione ci prepariamo e sistemiamo il nostro Dr. Livingstone per partire, andiamo a pagare il conto ma, prima di lasciare il Boteti River Camp, saliamo in terrazza per goderci l’ultima vista di questa meraviglia bevendo un caffè; la terrazza, così come il patio con il ristorante, sono particolari, arredati con gusto e utilizzando oggetti come le pentole di ghisa, il risultato è molto interessante.

Qui in terrazza si trovano anche alcuni libri, tra questi ce n’è uno molto interessante interamente dedicato ai Makgadikgadi Pans; fotografiamo la copertina così possiamo cercarlo su Amazon e comprarlo.

Dopo aver scattato le ultime foto al Fiume Boteti, torniamo dalla nostra auto e partiamo.

Usciamo dal cancello, dove sono appesi alcuni campanacci delle mucche perché così possano sentire quando il cancello si apre, e andiamo; attraversiamo il paesino e raggiungiamo la strada principale e svoltiamo a destra.

L’ultima volta che abbiamo percorso questa strada è stato due anni fa, all’epoca l’asfalto era rovinato in più punti e c’erano diverse buche, oggi invece siamo felici di constatare che hanno rifatto completamente l’asfalto e questo ci consente di viaggiare a una velocità più sostenuta.

Botswana on the road

A bordo strada ci sono, come sempre, mucche, asini, capre e tipi a cavallo come se fossero il Texas, ma meno di altre volte, forse è troppo presto oppure il terreno quest’anno è troppo arido, a causa delle scarsissime piogge, e l’erba è secca.

Anziché fare tutto il giro con la strada asfaltata passando da Motopi, decidiamo di prendere la scorciatoia che passa da Morematao, che, più che un paese, è un gruppetto di case sparse nella sabbia a bordo fiume.

Il primo pezzo di strada è asfaltato ma poi la strada diventa sterrata, però il fondo è compatto quindi procediamo bene; quello che in realtà più ci preoccupa non è la sabbia anche perché questa short cut è lunga in tutto solamente 7 km, quello che non sappiamo è come si supera il fiume passando da questa strada poiché non la abbiamo mai percorsa prima.

Arriviamo sulla sponda del fiume e vediamo un cartello con un divieto di accesso e un altro dove c’è scritto “no entry” ma non capiamo perché visto che qui il fiume è in secca e il terreno sembra compatto; ignoriamo i cartelli, che in realtà forse indicavano il divieto di transitare solo in uno specifico punto oppure quando c’è l’acqua nel fiume.

Passiamo il fiume e risaliamo dalla sponda opposta dove si trovano altri cartelli di divieto di scendere al fiume, ma almeno qui sono giustificati dal fatto che la sponda in parte è franata e, se si scende, si rischia di finire in un buco enorme.

Botswana on the road

Questa scorciatoia sterrata è lunga solamente 7 km e ci ha consentito di risparmiare 86 km di strada asfaltata che passa da Motopi e più di mezz’ora, non che avessimo bisogno di risparmiare tempo, ma strada inutile si.

Arriviamo sulla strada principale Nata-Maun, la A3; l’asfalto è vecchio ma, rispetto all’ultima volta, hanno rattoppato un po’ di buche, meno male; chissà se hanno sistemato anche la parte di strada che va verso Maun, nei prossimi giorni lo scopriremo.

Caspita a bordo strada c’è solamente terra e erba gialla e secca, si vede proprio che quest’anno le piogge sono state molto scarse; anche quando la strada passa attraverso il Parco Nazionale di Makgadikgadi e il Parco Nazionale di Nxai Pan, di cui segna il confine, la situazione non cambia: solitamente il terreno che fiancheggia la strada è verde e c’è erba fresca e, di conseguenza, ci sono animali, soprattutto uccelli, orici e raficeri campestri (steenbok), adesso invece vediamo solamente qualche elefante maschio che sta andando chissà dove a cercare l’acqua e qualche struzzo che corre.

Arriviamo a Gweta e svoltiamo a destra per entrare nel paesino, questa volta non siamo al Planet Baobab come nostro solito, ma al Gweta Lodge poiché non abbiamo trovato posto di là; vabbè nessun problema, siamo curiosi di vedere com’è il Gweta Lodge perché non ci siamo mai stati prima.

Gweta non è propriamente una cittadina, ma un villaggio, dove, come spesso accade, non è facile orientarsi perché le case e le capanne sono un po’ sparse e le strade non sono propriamente allineate, ma con maps.me e tracks4africa troviamo il Gweta Lodge senza problemi.

Botswana on the road elephant

Entriamo nel cancello, non c’è nessuno nella tettoria della sicurezza, probabilmente la usano solamente di notte, e ci dirigiamo verso il parcheggio e cerchiamo di capire dove sia la reception.

In reception c’è una tipa troppo simpatica, sembra Woopy Goldberg e se la ride di brutto alle nostre battute; ci fa il check-in e poi ci accompagna nel campeggio e ci fa sistemare tutto al meglio: chiama una ragazza per pulire i bagni, chiama un ragazzo egli dice di portarci la corrente e poi ci dice “questo è un nostro segreto”, fa troppo ridere.

Siamo da soli nel camping al momento, chissà se arriverà qualcuno o se avremo il campeggio tutto per noi.

Ci prenotiamo anche 2 attività con loro: il tramonto ai baobab per stasera e il Ntwetwe Pan per domani mattina; potremmo andare anche da soli con il nostro Dr. Livingstone ma non è facile identificare le strade, o meglio, su Tracks4Africa ci sono solo le strade principali e quelle potremmo percorrerle, ma non riusciamo a trovare le strade secondarie, dove loro invece sanno orientarsi e sanno dove c’è qualcosa da vedere.

Inoltre così non abbiamo troppi sbattimenti per guidare e così ci godiamo di più l’attività, inoltre piazziamo il Dr. Livingstone per 2 giorni e non lo muoviamo più.

Visto che è ora di pranzo prepariamo il tavolo e srotoliamo la tenda così ci ripariamo un po’ dal sole, è la prima volta che la apriamo durante questo viaggio e solitamente la apriamo in media una volta per viaggio, anche perché se non stiamo fermi in un posto per almeno due notti senza muovere la macchina non ha molto senso.

Che relax pranzare qui all’ombra e nel silenzio, rotto solamente dai saluti dei tipi dello staff del lodge che passano e sembrano felici di vederci; ci fa piacere che ci salutino così volentieri.

Inizialmente oggi non volevamo fare nulla e stare qui in relax e lavorare un po’, la dura vita del nomade digitale, e andare a vedere il tramonto domani, ma poi Woopy ci ha fatto cambiare idea perché ci ha detto che domani ci sono circa 20 persone che vanno ai baobab e quindi è meglio andare oggi.

Quindi dopo pranzo sistemiamo un po’ di cose, facciamo il bucato, che con questo sole e questo caldo asciugherà all’istante, e poi andiamo alla lounge del lodge dove si trova il wi-fi così possiamo collegarci nell’attesa di partire per il sundowner ai baobab. 

Botswana on the road gweta lodge

Data di inserimento: 
Lunedì, Novembre 11, 2019