Ci troviamo nel Pilanesberg National Park in Sudafrica, siamo arrivati ieri da Johannesburg e trascorreremo qui in tutto tre giorni; il safari di ieri è stato molto emozionante e siamo curiosi di sapere cosa ci riserverà oggi il Pilanesberg.

Ci svegliamo alle 5,30, da oggi in poi, per tutta la durata del viaggio, questo sarà, salvo rare eccezioni, l’orario impostato sulla nostra sveglia.

Facciamo colazione dentro il Dr. Livingstone, in quello che è il nostro living room di 3 metri quadrati, fuori è ancora buio e fa un discreto freddo; poi ci prepariamo e partiamo, siamo pronti ad affrontare un’altra giornata di safari.

Entriamo nel parco dal Gate di Bosele, che separa l’area del parco dalla zona del Manyane Resort e del relativo campeggio, il sole sta sorgendo adesso ed inizia a colorare il cielo; noi proseguiamo lungo la strada principale e a meno di 1 km dal gate troviamo due rinoceronti bianchi, beh come inizio di giornata non è affatto male.

Da qui imbocchiamo la Polokwane, una strada secondaria e sterrata e, mentre la percorriamo, il sole sorge e l’alba ha dei colori spettacolari; ad un certo punto, nonostante stiamo procedendo lentamente, svoltando a una curva spaventiamo un rinoceronte bianco che si trovava a bordo strada, povero bestione, non era nostra intenzione fargli paura.

Ci fermiamo e aspettiamo che si tranquillizzi intanto scattiamo foto all’alba che è spettacolare, poi proseguiamo e ritorniamo sulla Thwene Drive, ma ci restiamo per poco, infatti prendiamo un’altra strada secondaria: la Tilodi.

Lungo la Tilodi ci sono alcune pozze molto scenografiche, ma noi abbiamo preso questa deviazione per un altro motivo: qui si trova un sito archeologico risalente all’età del ferro e vogliamo andare a vederlo.

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Abbiamo scelto di venire presto al mattino poiché il sito è completamente esposto al sole e senza un riparo; quindi è bene venire al mattino presto o al tramonto oppure si deve sperare in una giornata nuvolosa.

Il sito è cintato per tenere lontani gli animali, anche se sul cancello c’è un inquietante cartello che dice “non entrare se le luci lampeggiano” e questo perché all’interno ci sono animali potenzialmente pericolosi, ci chiediamo chi e come attiva le luci e con quale tempestività; in ogni caso terremo gli occhi aperti e nel caso affronteremo la situazione, non possiamo fare altro.

Nel sito sono presenti alcuni muri di sassi che una volta erano la base delle capanne o le mura di cinta di alcune strutture o del villaggio stesso; c’è un percorso segnato, lo seguiamo e leggiamo tutti i cartelli informativi che sono molto interessanti.

L’età del ferro in questi luoghi ebbe inizio nel 300 d.C. e terminò con l’arrivo dei coloni europei nel XIX secolo; in questo villaggio, e nella zona circostante, vivevano i BaKgatla, una tribù degli Tswana, gli Tswana vivono ancora oggi nella zona limitrofa al Parco Nazionale del Pilanesberg ed è l’etnia principale in Botswana.

Torniamo sulla Thwene Drive fino a dove si trova la deviazione per la Mankwe Way, percorriamo solo la prima parte di questa pista, fino alla intersezione con la Motlobo e poi la Tlhware; in questo loop abbiamo visto un altro rinoceronte bianco, ma quanti ce ne sono qui al Pilanesberg? Avevamo letto che ce ne sono diversi ma non pensavamo fosse così facile vederli, probabilmente siamo noi che siamo fortunati.

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Vediamo anche altri erbivori come le zebre con i puledrini e gli gnu.

Mentre lungo la Hippo Drive troviamo un grande branco di zebre, ci sono diversi esemplari che stanno litigando mordendosi e tirandosi calci; sono molto belli da fotografare.

Solo le 9,30 e abbiamo voglia di un caffè, anziché farci il Nescafè in macchina o presso un’area picnic decidiamo di andare al Pilanesberg Center.

Il Pilanesberg Center si trova nell’unico edificio, che risale al 1936, che è sopravvissuto alla costituzione del parco nazionale; si perché qui, prima che quest’area tornasse ad essere selvaggia, si trovavano diverse fattorie dove allevavano il bestiame.

La riqualificazione del territorio per riportarlo allo stato originario non è stata un’operazione semplice, oltre a rimuovere gli edifici e ogni traccia dell’intervento umano, si è dovuto rimuovere tutte le piante che venivano coltivate per sostituirle con specie che erano presenti qui in precedenza, inoltre l’area ha dovuto essere ripopolata con tutte le specie di animali selvatici, non senza diverse problematiche.

Entriamo nel Pilanesberg Center, dove si trova un piccolo negozio di souvenir, un bar e ristorante; ordiniamo due caffè e ci sediamo sui tavoli di legno che si trovano sulla terrazza che guarda su una pozza dove, per tutto il tempo che siamo stati qui, si sono avvicendati diversi animali per bere.

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E’ proprio bello qui, siamo al sole ma ci sono gli ombrelloni quindi si sta proprio bene, tant’è che decidiamo di venirci domani a pranzo.

Ripartiamo e proseguiamo lungo la Kgabo Drive fino a prendere la Tlou Drive.

Noi nei parchi nazionali rispettiamo sempre i limiti di velocità, anzi spesso andiamo ancora più piano per poter avvistare meglio gli animali e per fortuna perché, mentre procedevamo sulla Tlou Drive, dal nulla si è materializzata una femmina di kudu che ci ha attraversato la strada saltando velocissima; non l’abbiamo proprio vista finchè non ce la siamo trovata davanti.

Poco dopo vediamo alcune auto ferme, sicuramente hanno visto qualcosa, si ma cosa? Noi non vediamo nulla.

Ci avviciniamo a una delle prime auto e ci dicono “dicono di aver visto un leopardo ma noi non lo vediamo”, pensiamo “chissà dove si è nascosto, ammesso che ci sia davvero”.

Prendiamo il binocolo per guardare meglio e lo troviamo subito: è molto lontano e sta camminando nell’erba alta, si sta allontanando da dove ci troviamo noi adesso; proviamo a scattare qualche fotografia, riusciamo ad immortalarlo ma è davvero molto lontano, che peccato.

Proseguiamo il nostro safari e imbocchiamo la Tshukudu Ntsho che corre per una buona parte lungo il fiume Mankwe; qui si trova anche un capanno di avvistamento, il Makorwane Hide, che offre un ottimo punto di osservazione proprio sul fiume e sulla Makorwane Dam.

Parcheggiamo, prendiamo le reflex e i binocoli ed entriamo nel capanno; tempo di sederci sulla panca di legno e, sulla sponda opposta a dove ci troviamo, arriva un branco di elefanti al fiume a bere, saranno più di venti e la cosa più bella è che ci sono molti cuccioli e questo ci riempie di gioia perché vuol dire che qui vivono bene e sono tranquilli.

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Dopo che tutti gli esemplari del branco si sono dissetati, iniziamo a camminare lungo la sponda, passando davanti ai nostri occhi, superano la nostra posizione e poi attraversano il fiume, noi cerchiamo di capire dove siano diretti.

Vediamo gli elefanti risalire lungo la sponda dove siamo noi, proprio in prossimità di due auto da safari che si spostano subito per mantenere la distanza di sicurezza; gli elefanti raggiungono la strada e si dirigono verso il capanno dove ci troviamo.

Usciamo dal capanno e andiamo nel parcheggio dove si trova il Dr. Livingstone ma ci teniamo lontano dalla strada perché probabilmente gli elefanti passeranno lì ed è sempre bene rimanere a distanza.

Eccoli! Stanno arrivando e, uno alla volta, passano sulla strada che si trova fuori dal parcheggio del capanno; noi scattiamo foto da lontano, ma ci sono due tizi che invece si avvicinano un po’ troppo, saranno a 2 o 3 metri dagli elefanti, sono folli, se un elefante si spaventa e li attacca fanno una brutta fine.

Tutti gli elefanti superano l’ingresso del capanno, qualcuno guarda male i due tizi e gonfia le orecchie ma poi prosegue per la sua strada, si dirigono al fiume e tornano a bere; noi torniamo nel capanno da dove si vedono benissimo, ora sono proprio vicini.

Uno dei cuccioli, anziché bere, fa scappare le anatre che sono lì a breve distanza; non capiamo se è infastidito della loro presenza oppure se sta giocando, ma qualunque sia il motivo è davvero buffo ai nostri occhi.

Dopo aver visto questa scena meravigliosa decidiamo che è il caso di proseguire il nostro safari, ci dirigiamo verso la Tlou Drive e ci fermiamo sul ponte perché vediamo un altro branco di elefanti che sta bevendo al fiume; li osserviamo un po’ ma quando vediamo che si stanno muovendo verso di noi decidiamo di andare via, non vorremmo trovarceli troppo vicini all’auto.

Proseguiamo e andiamo a vedere se alla Tlou Dam c’è movimento, arriviamo e troviamo un rinoceronte bianco con il cucciolo, stanno bevendo e il cucciolo si blocca quando sente il rumore della nostra auto, non era nostra intenzione spaventarlo e spegniamo immediatamente il motore e restiamo lì in silenzio ad osservarli.

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Quando terminano di bere brucano un po’ d’erba, o almeno ci provano ma non ce n’è molta, e poi lentamente si allontanano dalla pozza e spariscono tra i cespugli; è stato un avvistamento emozionante.

Proseguiamo lungo la Tlou Dam, la percorriamo tutta e poi svoltiamo sulla Moloto Drive per raggiungere la Batlhako Dam dove si trova un altro capanno di avvistamento; qui non c’è nessuno, parcheggiamo ed entriamo nel capanno.

La pozza d’acqua è bellissima e scenografica e molto frequentata, vediamo diversi elefanti in acqua che fanno il bagno o che si spruzzano l’acqua, sono troppo buffi, quando c’è l’acqua fanno sempre un casino.

Ci sono anche alcuni ippopotami e diversi uccelli acquatici e, appollaiata su un ramo secco di un albero che scruta i dintorni, c’è un aquila urlatrice (African fish eagle), starà sicuramente cercando una preda.

Abbiamo tutta questa meraviglia della natura per noi ed è spettacolare!

Visto che oggi non abbiamo ancora pranzato decidiamo di proseguire e di arrivare all’area picnic, anche qui non c’è nessuno; il paesaggio qui è affascinante, siamo su un piccolo promontorio che domina i dintorni, ci guardiamo bene in giro poiché non c’è recinzione e non vorremmo avere come ospiti qualche felino (big cat) incuriosito dalla nostra presenza.

Pranziamo godendoci il silenzio e la vista meravigliosa e poi risaliamo sul nostro Dr. Livingstone e ripartiamo.

Percorriamo tutta la Moloto Drive, questa è una strada molto panoramica, inoltre qui sembra di essere in un altro parco rispetto al Pilanesberg che abbiamo visto fino ad ora e siamo contenti di aver deciso di percorrerla anche se, non essendoci acqua in questa zona, ci sono meno animali.

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Torniamo sulla Tshukudu e Ntsho Drive, dopo aver percorso il Nare Link, e vediamo due branchi di elefanti entrambi vicino alla strada, stanno mangiando e sono tranquilli e quindi passiamo senza problemi; subito dopo avvistiamo un altro branco un po’ più lontano.

In questa zona è facile avvistare gli elefanti soprattutto nel pomeriggio poiché c’è acqua permanente e questi meravigliosi mammiferi sono dipendenti dall’acqua.

Torniamo al Makorwane Hide e restiamo lì un po’ ad ammirare gli elefanti ma anche diversi uccelli acquatici, ad un certo punto una sudafricana ci chiede “ma avete visto il leopardo?” e noi le abbiamo risposto che lo abbiamo visto in lontananza, a quel punto ci dice “ha cacciato davanti alla mia auto” e ci mostra le foto, beh che dire, è proprio vero che in safari serve anche una buona dose di fortuna.

Anche questa giornata di safari sta volgendo al termine, quindi ci dirigiamo verso la Tshwene Drive; dobbiamo percorrerla tutta per arrivare al nostro campeggio.

Lungo la strada avvistiamo diverse giraffe, gli onnipresenti impala, gli gnu che si trovano in un’area che è bruciata recentemente e due rinoceronti bianchi, ci chiediamo se siano gli stessi di stamattina, ma guardandoli attentamente ci rendiamo conto che questi sono altri.

Arriviamo al campeggio, torniamo alla nostra piazzuola, prepariamo il Dr. Livingstone per la notte e accendiamo il fuoco per cucinare la cena; quando apriamo il frigorifero per prendere da bere ci accorgiamo che non funziona più, è acceso ma non rinfresca, e adesso?

Dobbiamo capire come fare perché non possiamo di certo fare tutto il viaggio senza in frigorifero, per fortuna le app di Tracks4Africa e Maps.me consentono di fare ricerche anche offline; scopriamo che a Rustenburg c’è Outdoor Warehouse, quindi dopodomani, anziché andare diretti al Parco Nazionale di Marakele faremo una deviazione per prendere un frigorifero nuovo.

Da una parte questa è sfiga, dall’altra meno male che è successo mentre siamo ancora in Sudafrica; in Botswana sarebbe stato sicuramente più problematico.

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Data di inserimento: 
Martedì, Novembre 5, 2019